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Un momento del concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012

Eddie Palmieri live al Serravalle Outlet (AL)

Serravalle Scrivia, 29 luglio 2012

In quest’estate 2012 così avara di concerti di Salsa Classica appare su Facebook un post della nostra Chica che recitava con non-chalance “Hey, a proposito, vi ricordo quanto già anticipatovi tre mesi fa: questo weekend c’è Eddie Palmieri”.

Memori della tournée dello scorso anno, quando il Maestro si era sì presentato ma con il suo Jazz Quartet, questa notizia ha subito scombussolato i piani di molta gente, incredula nell’apprendere di un’occasione così ghiotta in un ambito non uso alla salsa ed oltretutto gratis (nonché a sola metà strada tra Genova, Milano e Torino).

Gli indizi però erano contrastanti e le informazioni difficili da reperire; il concerto era inserito nell’ambito di una rassegna jazz, ma un noto integrante dell’orchestra di Palmieri (Jimmy Bosch, non certo un jazzista) postava in bacheca la propria presenza il 29 al “Seravelle”… un collezionista alessandrino mi informava di avere ricevuto in casella postale un volantino dell’Outlet che parlava di Palmieri come di un jazzista, però La Chica assicurava tramite i propri canali che la Salsa ci sarebbe stata… e come se non bastasse il sito di Palmieri – nelle altre date della tournée europea, munifico di dettagli sul genere proposto – non riportava null’altro che la data e il luogo.
In realtà il dubbio sulla effettiva presenza dell’orchestra di Salsa è perdurato, almeno nel sottoscritto che in quel weekend si è macinato svariati chilometri a rischio, quasi fino all’ultimo sms che mi avvisava – mentre ero a 20 chilometri dalla meta – del montaggio sul palco di timbales e congas!
Lo scenario che mi si è proposto al mio arrivo nella piazza centrale del noto Centro Commerciale era questo:

L'ingresso al concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 luglio 2012
L’ingresso al concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 luglio 2012

Decine, centinaia di sedute, tutte occupate, quasi completamente da persone non avvezze alla Salsa, ma che sarebbero rimaste al loro posto – e applaudendo – fino alla fine del concerto.
Guadagno una sedia abbastanza centrale in quinta fila e parte subito il primo brano, non proprio popolare in quanto non molto ballabile per via dei suoi inserti in Ritmo Mozambique, ma che per una ouverture dal vivo era perfetto: La Libertad Lógico (Revolt), su cui la sezione ritmica dà sfoggio del proprio talento Afro-Cuban per poi lasciare spazio – a 4:15 – all’entrata in Salsa con tutti gli strumentisti dell’orchestra.

Questa la line up completa della Eddie Palmieri’s Salsa Orchestra:
Prima linea “Melodia”: Piano – Eddie Palmieri, Chitarra – Nelson Gonzales, Lead Vocal – Herman Olivera, Chorus Vocal & Maracas – Joseph Gonzalez.
Seconda linea “Ritmica”: Luques Curtis – Contrabbasso, José Claussell – Timbales, Vicente “Little Johnny” Rivero – Congas, Orlando Vega – Bongo & Campana.
Terza linea “Fiati”: Jimmy Bosch – Trombone, Doug Beaver – Trombone, Jonathan Powell – Tromba, Charlie Sepúlveda – Tromba.

Un momento del concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012
Un momento del concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012

Il secondo brano è Dame Un Cachito Pa’ Huele, celebre Son Montuno di Arsenio Rodriguez, uno degli artisti cubani più seminali per il genere che vent’anni dopo, fuori da Cuba, si evolse nel genere “Salsa”; il Ritmo Son, tipicamente caratterizzato dal tres cubano, permette qui di mettere in evidenza il chitarrista che si produce in un applauditissimo assolo ad esecuzione ancora in corso.

Il brano dà l’occasione a Palmieri di interrompere un attimo il concerto per esporre la propria opinione sulle origini, la successiva evoluzione nonché il presente attuale del genere che definiamo Salsa: “In principio era Afro-Cuban, poi divenne Afro-Caribbean e adesso è Afro-World”, sintetizzando così in poche ma significative parole l’essenza di questa musica, che trae sì origine dall’incontro dell’Africa con Cuba, ma che poi si sviluppa coi contributi da tutto il Caribe e, ai giorni nostri, financo da altri Paesi.
Il concerto prosegue con una brano richiesto dal pubblico (Azucar Pa’ Ti) e con un altro bel Son Montuno (Lindo Yambu) per poi arrivare ad una delle hit più conosciute anche da chi non sa chi è Palmieri: Malanga.

Su questo brano mi rendo conto che alle mie spalle si son messi a ballare!
Riprendo la Genova Salsera per qualche secondo ma poi torno subito a filmare il palco perché a livello musicale ciò che si può scorgere è veramente interessante; i vari musicisti (inclusi i cantanti) seguono sì una base certamente prestabilita, ma sulla quale cedono la scena agli altri per poi riprendersela, talvolta con un segnale scandito 4 battute prima (quello di Jimmy Bosch è plateale); idem per il direttore musicale, Palmieri, quando decide che la canzone deve terminare, e l’orchestra lo fa all’unisono: questa sorta di programmazione/improvvisazione è per me una delle cose più emozionanti della Salsa dal vivo, e finora mi è capitato come spettatore di goderne ai massimi livelli in occasione di concerti di Salsa Classica, ossia quella Salsa che fra tutte è la più complessa e che quindi più si presta a queste dinamiche.
Il brano di chiusura è una perla che, in epoca di Salsa Romantica, testimoniava che la Salsa Dura, in Palmieri, rimaneva viva: Palo Pa’ Rumba del 1984:

Su questo brano esplosivo (soprattutto nella sua seconda metà) Palmieri chiudeva il concerto nonostante i ripetuti o-tra o-tra che si levavano dal pubblico, ringraziava i tecnici del suono (che invero hanno svolto un lavoro eccellente) e si allontanava veloce dal palco insieme a cinque guardie, proteggendolo da alcuni fans delusi dal mancato bis.
Ciononostante il concerto è stato stre-pi-to-so, quasi due ore di musica eseguita in maniera impeccabile da 12 musicisti, tutti in splendida forma, nessuno escluso; per lavorare con Palmieri il talento non può mancare!
Degni di nota sono proprio tutti, sia nella esecuzione collettiva che negli assoli; in particolare mi ha colpito il cantante Herman Olivera, questo Sonero che lavora con Palmieri dal 1998 (anno d’uscita del bellissimo, ma poco conosciuto CD “Rumbero de Piano”) e che avevo già sentito nel ’99, dove però l’impianto audio non aveva messo in evidenza le sue doti e forse anche lui stesso non aveva sviluppato quella presenza scenica da Front Man che ho invece potuto vedere in questo concerto.
Viene da chiedersi, in presenza di una lunga tournée europea del gruppo, come mai che non sia stato possibile un ingaggio all’interno del noto circuito latino-americano: ma l’importante è che ciò si sia realizzato, anche se altrove.

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Claude
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