Video intervista a Ray Perez parte 2: Arrivano i Los Dementes


httpv://www.youtube.com/watch?v=v1GDEVc9aKI

La nascita dei Los Dementes

Io comincio a suonare salsa a Maracaibo nel ’64 con l’orchestra del maestro Elias Nuñez, il mio insegnante di piano, integrandone l’organico con i tromboni, e facendo le mie apparizioni in tv sul Canal 13 con Raúl Bales Quintero; al principio volevo chiamarla Los Dementes (ndr: I Pazzi) , ma il direttore dell’orchestra Bolivar era contrario poiché lo riteneva offensivo per dei musicisti, e addirittura in occasione del nostro primo concerto mandò una pattuglia della polizia ed un’ambulanza pronte e prelevarci se ci fossimo presentati con quel nome: fu così che esordimmo come Ray Pérez Y Su Charanga, nome con cui ci esibimmo insieme a Ray Barretto durante la sua prima tournée a Maracaibo, conquistandoci il titolo di orchestra rivelazione dell’anno.

Questo fu “l’esordio di Ray Pérez”; poco dopo mi trasferii a Caracas portandomi dietro i miei musicisti “maracuchos” (ndr: residenti di Maracaibo), i quali però, non adattandosi alla città, tornarono subito a casa: mi misi perciò a cercare dei nuovi musicisti e – lavorando al Mon Petit – conobbi Nené Quintero (ndr: conguero) il quale mi presentò Alfredo Padilla (ndr: timbalero), Juan Diaz dell’orchestra Los Megatones De Lucho (ndr: trombonista), Kiko, mentre Perucho Torcat lo conoscevo già.

Andammo a fare delle prove a Radio Difusora de Venezuela – dove lavorava anche il dj Phidias Danilo Escalona, colui che coniò il termine “Salsa” per questa musica ballabile – e iniziammo a comporre i brani del primo disco “Alerta Mundo, Llegaron Los Dementes”.

Questo disco lo portai “sotto il braccio” per molto tempo, perché proponendolo a molte case discografiche nessuna lo apprezzava, finché incontrammo la Prodansa – che già navigava in cattive acque – il cui responsabile propose di pagarci solo le royalties sull’effettivo venduto; il disco uscì un giorno prima delle ferie pasquali, ne diedi copia a Dj Phidias che lo iniziò a proporre nel suo programma di mezzogiorno “A La Hora De La Salsa Y El Bembé”, diedi altre copie ai negozianti, e dopo tre giorni era già un successo…

Rómpelo: “Yo traigo un coco/Para romper…”

Il successo di Rómpelo sancì il successo dell’orchestra Los Dementes e i musicisti – che fino ad allora non erano stati ancora da me retribuiti – mi chiesero un compenso come “gruppo”, ma io imposi una redistribuzione percentuale differenziata delle royalties in considerazione del mio ruolo guida come direttore e voce leader, e dei diversi ruoli dei singoli musicisti; fu così che ci accordammo e da lì fu il boom de Los Dementes, negli anni ’60.

Tommy, il fratello di Max, mi ha parlato di un mio brano, e quando ne ho intonato il coro “Oiga caballero yo de esta rumba me espiro”, lui dalla cucina mi ha risposto in controcanto “Porqué mi mujer no está metida en el güiro”, che fu anch’esso un successo, cui ne seguì un altro, La Perrita De Floro, e Mi Salsa Llegó.

In questo periodo de Los Dementes, formai Los Calvos per la discografica RCA Victor, e come cantante scelsi Carlos Yanez alias El Negrito Calaven, con cui facemmo due album con molti brani di successo, e son certo che anche qui in Italia come in Francia e Germania li apprezziate.

Il racconto che vi sto facendo dovrebbe esser molto più lungo ma, riassumendo, a un certo punto ebbi necessità di una pausa, così lasciai il nome de Los Dementes ai miei musicisti e me ne andai a New York a studiare da Nick Rodríguez, il quale però mi disse che non necessitavo studiare, bensì comporre.

I pianisti, vedendomi suonare nel mio modo, mi dicevano che non avevo tecnica; ma io non ho lo stile “classico” come quello che mostra per esempio il Tommy con la postura delle sue mani: io semplicemente suono, col mio stile.

Quindi alla RCA iniziai ad arrangiare brani, comporre melodie, lavorando con Rudy Calzado e Chombo Silva che era un sassofonista cubano molto in gamba; in New Jersey lavoravo col bassista Nino Sierra, che non concepiva il fatto che non leggessi la musica durante una esecuzione, la scrivevo ma per gli altri, non per me, al ché una volta lui mi disse “Mulatto, non fare il buffone! Come fai a non leggere la musica se la sai scrivere?” Ed io: “Ti assicuro che lo dico sul serio! So leggere, ma non per eseguire”, però non mi credeva.

Passò del tempo, continuando a lavorare assieme, e un giorno mi chiamarono per arrangiare la musica di una cantante portoricana; allo studio incontrai Nino Sierra, che non voleva ancora credere che io fossi stato chiamato per quegli arrangiamenti, ma di fatto si rese conto che era proprio così, quindi mi chiamò a lato e mi disse: “Ray, il buffone sono io!”.


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