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La Lupe

La biografia de La Lupe

a cura di Daikil


Lupe Victoria Yoli Raimondo, al secolo La Lupe, “La Yiyiyi”, “The Queen of the Latin-Soul”

Nasce il 23 dicembre 1936 nel quartiere San Pedrito di Santiago di Cuba, da una famiglia di umili origini. Il padre, Tirso Yoli, impiegato nella locale distilleria Bacardi, decide per lei una carriera da insegnante e come tale si diploma all’Havana, proprio come la sua “antagonista” Celia Cruz prima di lei.
Il richiamo della musica è però per lei irrinunciabile: si era formata ascoltando intrepreti quali Rita Montaner, Olga Guillot e la stessa Celia Cruz.

Nel 1958 si sposa una prima volta con Eulogio “Yoyo” Reyes, leader del gruppo Los Tropicubas, al quale si unisce, e dal quale ebbe un figlio: René Camaño. In queste prime esperienze musicali già affiora il carattere forte della Lupe che da uno scossone alla scena musicale cubana dell’epoca.
Dopo due anni si separa dal marito (a causa della sua infedeltà) e dal suo gruppo, ed intraprende la carriera solista, registrando per la Discuba il suo primo disco Con El Diablo En El Cuerpo che comprende, tra l’altro, famose ballate americane tradotte in spagnolo come Loco Amor, Quiéreme Siempre, e il suo primo vero successo No Me Quieras Asi che i suoi fans hanno ribattezzato La Pared perchè nei concerti era solita cantarla ponendosi di fronte ad una parete.

Sempre a Cuba pubblica altri due dischi: Lo Que Trajo La Hola e Volviò La Lupe, per i quali riceve il Disco d’Oro dalla casa discografica RCA Victor.
Ma quello che maggiormente la caratterizza sono già le sue esibizioni dal vivo (memorabili quelle al La Red dell’Havana), sensuali e disperate, ma dai toni troppo accesi per la neonata rivoluzione cubana (ma già sotto Batista le sue esibizioni erano considerate di cattivo gusto dai benpensanti, non dal popolo), tanto da costringerla a lasciare Cuba, prima per il Messico dove non ha il successo sperato, e poi per NYC, dove si esibisce in un piccolo locale, La Barraca, tra la 51a e l’8a nel West Side.

Qui subito viene notata dal compatriota Mongo Santamaria che la vuole nel suo gruppo ed insieme incidono Mongo Introduces La Lupe (1963), vero trampolino per il lancio internazionale della Lupe. In seguito entra a far parte dell’orchestra di Tito Puente, apportando nuova linfa vitale dopo la crisi delle big band latine dovuta alla chiusura del Palladium. Questa collaborazione sfocia in una lunga e fortunata serie di dischi, a partire da La Excitante Lupe Canta Con El Maestro Tito Puente (1965) che vendette più di 500.000 copie, per continuare con Homenaje A Raphael Hernadez (1966) e The King And I (1967), tutti per la Tico Records.

 

La collaborazione con Tito Puente aveva fruttato per la Lupe una maggior disciplina vocale ed artistica, sempre all’interno di una capacità interpretativa fuori dal comune, che spaziava fra tutti i generi musicali caraibici, portandola ad essere, alla fine degli anni ’60 la più grande star della musica latina insieme a Celia Cruz. In questo periodo esegue anche diverse covers , tra cui America da West Side Story e Fever.

Una brusca frenata alla carriera della Lupe si verifica quando alla fine del 1968 Tito Puente la licenzia (evento da cui la Lupe trae la canzone Ay, Ay, Ay, Tito Puente Me Botò), e quando la ormai onnipossente Fania acquista la Tico Records: si dice che Jerry Masucci avesse deciso di spingere la sua protetta e più affidabile Celia Cruz, lasciando l’ingestibile Lupe al suo destino. Nel ’71 poi, il suo secondo marito Willie García, dal quale aveva avuto sua figlia Rainbow, si ammala di schizofrenia e muore quattro anni dopo (secondo alcune fonti invece Willie García sarebbe ancora vivo – 05/2007).

Nonostante ciò si riebbe ben presto grazie alla sua innata forza d’animo e nel ’71 prende parte alla piéce teatrale Two Gentleman From Verona e per tutti gli anni ’70 continua la sua ascesa verso il mito, grazie anche all’incontro col portoricano Tite Curet Alonso, e nel ’74 pubblica Un Encuentro Con La Lupe che segna l’apice della sua fama.

Continuano a renderla unica i numerosi concerti dal vivo nei più grandi centri di NYC, dove i fans adoranti la vedono totalmente immersa nel suo inno artistico alla disperazione.
Sono anche gli anni del suo grande benessere economico che la porta ad acquistare una magione nel New Jersey del valore di 185.000 $ appartenuta a Rodolfo Valentino. Automobili e gioielli sono la sua passione che riesce a soddisfare per tutti gli anni ’70.

La Lupe allo “show del gallo”

Nel ’78 Jerry Masucci fa marcia indietro e le offre un contratto per ricongiungersi con Tito Puente con cui registra La Pareja.
L’arrivo degli anni ’80 segna il declino irreversibile della Lupe, la quale cade in disgrazia anche a causa del suo fanatismo religioso. La Lupe aveva infatti sempre seguito la sua religione originaria della Santeria; in seguito ad un incidente domestico che le lede la colonna vertebrale, rimane paralizzata alle gambe; un guaritore Evangelico la convinse di aver contribuito alla sua guarigione, in realtà dovuta all’intervento donatole dalla Città di New York, insieme ad un appartamento.

Da quel momento la Lupe si vota completamente a questa confessione, incidendo diversi dischi a tema, fino a vivere di elemosine negli ultimi anni di vita.
Muore per cause naturali il 28 febbraio del 1992, a soli 56 anni. I suoi figli decidono di seppellirla nel cimitero di St. Raymond nel Bronx, ma senza dotare la sua tomba di una lapide, per evitare che i fans ne facciano scempio; proprio un fan ha fatto invece una campagna di raccolta fondi per acquistarne una, la qual cosa si è avverata grazie anche alla munifica donazione dell’attrice portoricana Miriam Colon.

L’incrocio tra East 140th Street and St. Ann’s Avenue nel Bronx (dove la L. visse i suoi ultimi giorni) è stato rinominato in suo onore La Lupe Way.

Ritratto

Non c’è un genere musicale che la identifichi del tutto perché spaziò un po’ in tutti i generi: certamente diede un forte risalto ad un genere un po’ in ombra ai suoi tempi, il bolero.
Chi l’ha potuta vedere dal vivo, dice che la Lupe incantava con la sua voce graffiante, si strappava i vestiti, lanciava via le scarpe, era un fiume inarrestabile che rendeva il pubblico partecipe della sua lucida follia. Lo scrittore cubano Guillermo Cabrera Infante la descrive come “un tremore demente, un’incursione trepidante, un vero attacco… sembra posseduta dal demonio del ritmo… Oggi ho il diavolo nel corpo –dice- … poi inizia a colpirsi, a graffiarsi ed a mordersi le mani e le braccia”. Non soddisfatta di questo esorcismo musicale si avventa contro la parete al fondo assestando colpi con i pugni ed uno o due colpi con la testa, trovando finalmente quiete. Dopo il martellamento della scenografia attacca il pianoforte ed aggredisce il pianista con furia rinnovata. Tutto questo senza smettere di cantare e senza perdere il ritmo…”

Queste sue caratteristiche l’hanno spesso fatta assimilare a Judy Garland, anche a causa del suo seguito fra gli omosessuali in Spagna ed in Latino-America.
Un ulteriore omaggio all’arte di questa grande artista fu l’inclusione del suo brano Puro Teatro all’interno del film Donne Sull’Orlo Di Una Crisi Di Nervi di Pedro Almodòvar (1988).

Il 2 marzo 2007 è uscito a Miami un documentario sulla Lupe intitolato La Lupe: The Queen Of The Latin Soul in cui la regista Ela Troyano ripercorre tutta la parabola della Lupe, da Cuba al Bronx, tracciando di fatto un disegno complessivo di quel periodo musicale latino compreso tra gli anni ’50 e gli anni ’80.

 

Discografia completa

• “Con el Diablo en el Cuerpo”, 1960.
• “La Lupe is Back”, 1961.
• “Mongo Introduces La Lupe”, 1963.
• “The King Swings, the Incredible Lupe Sings”, 1965.
• “Tú y Yo”, 1965.
• “Homenaje a Rafael Hernández”, 1966.
• “La Lupe y su Alma Venezolana”, 1966.
• “A mí me llaman La Lupe”, 1966.
• “The King and I”, 1967.
• “The Queen Does Her Own Thing”, 1967.
• “Two Sides of La Lupe”, 1968.
• “Queen of Latin Soul”, 1968.
• “La Lupe’s Era”, 1968.
• “La Lupe is The Queen”, 1969.
• “Definitely La Yiyiyi”, 1969.
• “That Genius Called The Queen”, 1970.
• “La Lupe en Madrid”, 1971.
• “Stop, I’m Free Again”, 1972.
• ¿Pero Cómo va ser?, 1973.
• “Un Encuentro con La Lupe”, 1974.
• “One of a Kind”, 1977.
• “La Pareja”, 1978.
• “En Algo Nuevo”, 1980.

Fonti
http://www.americasalsa.com/biografias/lalupe.html
http://en.wikipedia.org/wiki/La_Lupe
Izzy Sanabria
http://www.americasalsa.com/biografias/lalupe.html
http://www.imdb.com/name/nm0478676/bio
Joe Conzo
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=24568
http://www.myspace.com/lupevictoriayoli

Concerto di Cheo Feliciano a Milano per il Festival LatinoAmericando 28 Giugno 2008

A cura di Tommy Salsero

28 Giugno 2008

A distanza di cinque anni ritorna al festival Latinoamericando un cantante che non ha bisogno di presentazioni: Cheo Feliciano.
Diversamente dall’ultima volta, in cui Cheo aveva suonato con i Mercado Negro, in questa occasione si presenta con la sua orchestra, più qualche inserimento di musicisti locali, come il bassista italiano che si è distinto per l’ottimo tumbao.
Diretti dal grande chitarrista e arrangiatore Luis Garcia, che oramai accompagna Cheo da tanti anni, il gruppo si compone di una sezione ritmica tradizionale con congas,timbales, bongò e campana, basso elettrico, piano elettronico Roland ed una sezione fiati composta da due trombe, due tromboni e un sax baritono.
Alla voce il grande Cheo Feliciano supportato da due coristi.

Ma veniamo al concerto.
Tutta piena finalmente, la piazza antistante il palco, che vedeva prevalere le presenze dei colombiani e peruviani.
Ci avevano detto che aveva un calo di voce, ma questo si è sentito solo in pochissimi momenti e da grande professionista ha portato a termine il concerto alternarnando sapientemente boleros (come la splendida “Amada mia”) a salse travolgenti.
Del resto Cheo è uno dei massimi esponenti del Bolero a dimostrazione della sua voce duttile e versatile in ogni genere come solo ai grandi è possibile, vedi anche Ismael Rivera, Beny Morè, Tito Rodriguez, ecc.

Il concerto ha toccato diverse epoche cominciando dagli inizi con Joe Cuba a suon di pachanga con il brano “A Las Seis” dove il nostro ha improvvisato alcuni passi di pachanga alla bella età di 73 anni!

Cheo Feliciano – A las seis

In questo brano e nei successivi due l’orchestra prende le misure e le trombe cominciano a scaldarsi, mentre anche il fonico migliora e riesce a dare piena potenza all’amplificazione mettendo in evidenza la sezione fiati che appariva sbilanciata nella prima fase del concerto.

Dopo una splendida introduzione nella quale ha raccontato di come Joe Cuba l’abbia portato al successo, si passa a grandissima richiesta a “El Raton”, apparso nel disco del 1964 Hangin’ Out del sestetto di Joe Cuba.

Splendido il botta e risposta tra pubblico e Cheo e altrettanto bello l’assolo di Luis Garcia al tres, strumento in cui è uno dei massimi virtuosi al mondo.

Cheo Feliciano – El Raton

Si arriva quindi all’epoca della collaborazione con Eddie Palmieri, che segue la separazione da Joe Cuba, con un paio di brani tratti dal bellissimo “Champagne” del 1969, disco registrato assieme al grande Cachao Lopez.

Splendida la versione di “Busca Lo Tuyo”, dove il bravissimo pianista Alex si lascia andare ad un assolo da antologia: riprendendo le linee guida dell’assolo originario di Eddie Palmieri nella seconda parte accende il pubblico con ribattute nello stile di Michel Camilo con la mano destra e alternando la mano sinistra in controtempo!

Cheo Feliciano – Busca lo tuyo

Si arriva al periodo di maggiore successo da solista di Cheo, quello con il grande Tite Curet Alonso, che davanti al pubblico definisce il più grande autore di salsa! Tra i brani veramente splendida la versione di “Los Entierros” tratto da “Estampas” del 1979 e senza parole la stratosferica “Anacaona”, con un altro grande assolo del pianista.

Cheo Feliciano – Anacaona

Alla fine come bis richiesto a gran voce, il grande Cheo si congiunge idealmente al più amato cantante della storia della Salsa…Hector Lavoe.

A colui al quale era stato vicino nel periodo della droga, dedica l’ultima meravigliosa canzone: Todo tiene su final.

Anche questo pezzo magistralmente interpretato da Cheo deve una buona parte della resa, come tutti i brani proposti al concerto, a colui che da tanti anni cura i suoi arrangiamenti, ovvero al virtuoso della chitarra Luis Garcia.
Luis ha riarrangiato tutti i pezzi, rispettando l’originale ma aggiungendo il suo punto di vista con sofisticate armonie, sostituendo accordi e modificando alcuni stacchi per i fiati, ecc.
Bellissimo ad esempio il montuno nuovo di zecca per Todo Tiene Su Final.

Cheo Feliciano – Todo tiene su final

Vengono lanciate sul palco magliette con il volto di Hector Lavoe che non mancano mai ad un concerto dove ci sono i latini, che la storia della salsa la conoscono molto bene…

Grazie ancora alla gentilezza di Cheo per l’intervista, al servizio stampa e al Festival Latinoamericando che da tantissimi anni si adopera per portare questi straordinari mostri sacri della musica latina nel nostro paese.

Clicca qui per leggere l’intervista fatta a Cheo Feliciano durante il Festival Latino Americando 2008

Si ringrazia l’organizzazione del Festival Latino Americando

Bailatino

Alla scoperta delle nuove orchestre di salsa in Venezuela: Bailatino

Gennaio 2008

Sintesi della carriera artistica:

Nome del conjunto: Bailatino
Stile musicale: Latina (Salsa)
Anno della fondazione: 1995

Componenti: (strumenti)

José “Cheo” Navarro: Timbal, Bongo, Clave, Guiro.
Edgar “Dolor” Quijada: Voce ,Maracas.
Mc Brian Ramirez: Voce
Ronald Gomez: Voce
José “Mortadelo” Soto: Basso.
Felipe Blanco: Tumbadoras.
Eliel Rivero: Trombone, Guiro.
Alberto Crespo: Piano.
Johán Muñoz: Trombone.
Jose Leonardo Diaz: Flauto.

Bailatino
Bailatino

Bailatino nasce con la necessità di rivalorizzare e rivitalizzare la diversità del patrimonio caraibico. Questo gruppo rappresenta la resistenza salsera, salsa senza concessioni, quella che esprime la propria identità. Bailatino rappresenta il risultato di influenze musicali nazionali e internazionali, come la Dimensión Latina, Federico y su Combo Latino, El Grupo Mango, La Salsa Mayor e Tabaco y sus Metales solo per ricordare alcuni gruppi venezuelani. Il debutto dell’orchestra si ha nel 1995 durante il Festival del Teatro di Caracas (Venezuela).

Bailatino in concerto
Bailatino in concerto

A loro volta si sono presentati in diversi palcoscenici della città di Caracas come il Museo delle Belle Arti, Corp Group, Espacios Unión, Trasnocho Cultural del Paseo Las Mercedes, Banco Central de Venezuela, Colegio de Ingenieros, Colegio de Médicos, El Maní es así, fra gli altri, diventando una delle orchestre preferite dagli appassionati di salsa della capitale.

Durante la sua prima registrazione la banda interpreta canzoni di compositori del calibro di Don Tite Curet Alonso (Portorico), Alfredo Naranjo, di arrangiatori come Joel Uriola, Alberto Crespo e Natividad “Naty” Martínez, questi ultimi grandi talenti venezuelani; senza dimenticarsi che hanno anche registrato canzoni proprie che è possibile ascoltare nella loro seconda produzione discografica.

Bailatino in concerto
Bailatino in concerto

Bailatino, è memoria musicale trasmessa da una generazione a quella successiva, reinterpetata con tutta l’attenzione ed il rispetto che meritano i grandi maestri, i quali hanno apportato il proprio bagaglio per disegnare la mappa musicale latinoamericana.

Informazioni a cura di Bailatino.

Discografía

Bailatino - Bailatino llego' con todo (2003)
Bailatino – Bailatino llego’ con todo (2003)
Bailatino - Ante los ojos del mundo (2005)
Bailatino – Ante los ojos del mundo (2005)
Bailatino - La Resistencia (2008)
Bailatino – La Resistencia (2008)

Ante los ojos del mundo – 2005

La Resistencia – 2008

Tratto da:

Fonte Bailatino

www.bailatino.com.ve

Sintesis Curricular:

Nombre del conjunto: Bailatino
Estilo de música: Latina (Salsa)
Año de Fundación: 1995

Integrantes: (instrumentos)

José “Cheo” Navarro: Timbal, Bongo, Clave, Guiro.
Mc Brian Ramirez: Voz
Ronald Gomez: Voz
Edgar “Dolor” Quijada: Voz ,Maracas.
José “Mortadelo” Soto: Bajo.
Felipe Blanco: Tumbadoras.
Eliel Rivero: Trombón, Guiro.
Alberto Crespo: Piano.
Johán Muñoz: Trombón.
Jose Leonardo Diaz: Flauta.

Bailatino nace como una necesidad de revalorizar y revitalizar la diversidad del patrimonio caribeño. Esta agrupación representa la resistencia salsera, salsa sin concesiones; expresa las influencias de las mejores agrupaciones musicales que interpretan la salsa dura, pero con su propia identidad. Bailatino ha sido el resultado de influencias musicales tanto nacionales como internacionales, tales como La Dimensión Latina, Federico y su Combo Latino, El Grupo Mango, La Salsa Mayor y Tabaco y sus Metales, por sólo mencionar algunos grupos venezolanos. El debut de la agrupación se produce en 1995, en el marco del Festival de Teatro de Caracas, Venezuela.

A su vez se ha presentado en diversos escenarios de la ciudad de Caracas, como el Museo de Bellas Artes, Corp Group, Espacios Unión, Trasnocho Cultural del Paseo Las Mercedes, Banco Central de Venezuela, Colegio de Ingenieros, Colegio de Médicos, El Maní es así, entre otros, convirtiéndose en los consentidos de toda la legión de rumberos y rumberas de esta capital.

En su primera grabación la banda interpreta temas de compositores de la talla de Don Tite Curet Alonso (Puerto Rico), Alfredo Naranjo, de arreglistas como Joel Uriola, Alberto Crespo y Natividad “Naty” Martínez, estos últimos grandes talentos venezolanos; eso sin mencionar que también cuentan con temas propios que se explayan en su segunda producción. Bailatino, es memoria musical trasmitida de una a otra generación, reinterpretada con todo el cuidado y el respeto que merecen los grandes maestros, quienes han aportado lo suyo para diseñar el mapa musical latinoamericano.

Discografía

Bailatino llegó…con todo!!! – 2003
Ante los ojos del mundo – 2005
La Resistencia – 2008

INFORMACIÓN SUMINISTRADA POR BAILATINO

Hector Lavoe

La video biografia di Hector Lavoe parte 1 e 2

Hector Lavoe
Hector Lavoe

Parte 1 di 6

Traduzione a cura di Paola “Calle Luna” Sampaolo

Hector Juan Perez nasce a Ponce1 una città di Portorico, il 30 settembre 1946 e nel seno di una numerosa famiglia che sconfisse la povertà grazie al loro talento musicale. Sua madre Francisca Martina de Perez cantava nelle feste patronali e ai funerali, suo padre Luis Perez era un conosciuto direttore musicale. Hector Perez conobbe la fatalità e la sensazione d’abbandono sin dai suoi primi anni, un segno che lo accompagnerà in ogni passo della sua vita. Sua madre, Francisca de Perez, muore a seguito di una strana malattia respiratoria.

Priscila Perez sorella del cantante dice: “Nostra madre morì che noi eravamo tutti piccoli, all’incirca quando io avevo 7 anni, allora quando lei morì mi mandarono con mio padre mentre il mio patrigno si occupò degli altri e si prese cura di Hector.

Suo padre si converte allora in suo mentore e, seguendo l’inclinazione musicale della famiglia, decide di iscriverlo all’accademia musicale Juan Morel Campos.

Priscila segue: “Quello che succedeva era che a volte andava e altre no e diceva a papà che andava, lui sempre raccontava storie però io lo so perchè lui non andava, andava solo quando voleva.” (ride)

Hector non era un bambino che seguiva le regole, per questo cambiò la formazione musicale classica per imitare le figure della musica popolare portoricana, come Chuito el de Bayamon.

(DON) Tite Curet racconta: “C’èra qualcosa in lui che ricordava un Jibaro, (ndr: cioè un contadino Portoricano), praticamente cantava come “Chuito El De Bayamón“, anche la bocca aveva la stessa impostazione di quella di Chuito, non so come riuscisse a farlo, quello che so è che lui in quest’ aspetto ebbe un trionfo che mai più si sarebbe ottenuto in radio, mai più nella vita.

Priscila continua: “Lui cantava nelle feste della scuola, lui sempre cantava, mi ricordo che aveva circa 12 anni venne a casa e disse: sto provando! Ed io: che stai provando? E rispose: Campanitas de cristal perchè canterò alla festa della scuola… e si mise a cantarmi Campanitas de cristal“.

La sua determinazione lo portò a formare una sua banda di 10 componenti quando aveva solo 14 anni, allora suonava con i suoi amici nei locali notturni di Ponce.

Papo Lucca racconta: “Il venerdì c’era sempre un programma a scuola dove si presentavano talenti, di teatro, cantanti, musicisti di piano, conga, qualsiasi cosa e lì si presentò ed io lo accompagnai per la prima volta e da lì andammo ad un programma in televisione per gareggiare, allora accadde che io mi sbagliai, gli diedi un tono molto alto e a lui uscì una stecca e non vinse, quindi quando uscimmo da lì il papà di Hector ci regalò un uovo, invece dell’uovo d’oro voi avete vinto questo!”

Priscila: “Quando aveva 12 anni cantò in televisione e Felipe Rodriguez, che riposi in pace, gli diede la mano e disse tu sarai una futura stella, sarai grande.

L’approvazione del pubblico fu immediata, subito furono accattivati dalla voce di quell’adolescente che delirava al ritmo della musica popolare portoricana. Guadagnare 18 dollari a notte era troppo per un giovane che non aveva nemmeno terminato gli studi basilari. In mezzo alle tentazioni della notte Hector conobbe la controparte della pericolosa doppietta che lo accompagnò per tutta la vita: il successo e la tragedia.

Fine prima parte.

Note: 1 Precisamente in Calle Belgica, Ponce, Puerto Rico.(N.d.T.)

La video biografia di Hector Lavoe

Parte 2 di 6

Traduzione a cura di Paola “Calle Luna” Sampaolo

Hector era deciso ad essere il miglior cantante del mondo, adesso la sua meta era New York, la capitale musicale del momento. Però il principale ostacolo proviene proprio da New York, suo fratello, che era andato precedentemente lì a cercare fortuna, muore a causa delle droghe.

Priscila:Quando aveva 16 anni se ne andò a New York. Il patrigno non era d’accordo siccome l’altro mio fratello era morto in un incidente, lui temeva che gli accadesse lo stesso, che si rovinasse o gli accadesse qualsiasi cosa là quindi si opponeva però lui venne a vivere con me a New York e rimase con me finché si sposò e fortunatamente gli andò bene nella musica.

Contro tutte le censure di suo padre che vedeva New York come un luogo di mal auspicio, Hector Perez arriva nella grande mela il 3 maggio 1963 a soli 17 anni. E’ l’epoca del sesso libero, delle droghe, del rock n’ roll e della violenza. Nel mezzo di questo turbinìo di conflitti, Hector cominciava ad aprirsi il campo nell’ambiente musicale.

Priscila:Una volta disse: io vado a cercarmi un lavoro perchè la musica non rende. Allora andò a cercare lavoro da un signore che pitturava e lo stesso giorno passo io e vedo un ragazzino aggrappato all’impalcatura e lui mi chiama e io gli dico: che fai tu aggrappato lì?- Sto lavorando, e io dissi: guarda scendi di lì che con quello che guadagno viviamo però tu non farai questo lavoro che ti ammazzi, il vento ti porta via! perchè era magrolino.

E così una notte, dopo due settimane dal suo arrivo, Hector accompagna il suo amico Roberto Garcia ad un’audizione in un locale notturno, offrendosi in buona fede di dimostrare al corista come si canta la musica latina, in cambio di questo nobile gesto, hector rimase con il suo posto.

Cristòbal Diaz Ayala, collezionista di musica latina dice: “Hector ha dovuto ascoltare, da bambino, le registrazioni di plena che si fecero nella città di New York soprattutto negli anni 30. Queste registrazioni qui si sono un pò perse nei ricordi però in quegli anni se ne fecero molte e questa plena fece un pò quello che fece Lavoe, cioè parlava del barrio, aveva stampo umoristico e un pò sarcastico su quello che era il barrio, per esempio qualcuna parlava del proibizionismo dell’alcool, parlava dei problemi sociali che si avevano e tutto questo ha dovuto impressionare il ragazzo.

Cominciò allora una carriera vertiginosa durante la quale fece parte di differenti band: Orquestra Nueva York, Caco y las estrellas e The Alegre All Stars e il momento più importante della sua carriera stava per arrivare.
Nel 1966 conosce Johnny Pacheco, proprietario e direttore della casa discografica del momento, Fania.
Johnny Pacheco presentò allora Hector Lavoe con Willie Colon, altro genio di appena 15 anni che dirigeva una banda conosciuta come “ Boogaloo y latin jazz”.

Willie Colon racconta: “Noi ci siamo conosciuti da adolescenti e conoscemmo il mondo insieme, uscimmo dal barrio del Bronx ed io imparai a parlare spagnolo. Lo capivo ma parlavo molto poco. Era un ragazzo con un senso dell’umorismo brillante, brillante con una mente incredibile , con un repertorio di cui tu potevi menzionare un titolo e lui non solamente sapeva le parole ma ti imitava il tipo che la cantava, fosse Carlos Gardel o Sadel o Ramito o Chuito el de Bayamon, quello che fosse, te lo imitava perfettamente.

L’affinità tra i ragazzi fu istantanea, Hector aveva la voce precisa per far conoscere l’esperimento musicale di Willie Colon.

César Miguel Rondón, autore di “El libro de la salsa” dice: “c’era in questo gruppo una nozione del canto del barrio, che fu distintivo e molto particolare. Essi avevano molto talento, quello rudimentale di Willie per portare la musica che gli apparteneva ma molto anche il talento di Hector, per entrambi.

Willie Colon apparteneva ad una corrente di musicisti latini che praticavano la fusione dei ritmi caraibici, fu allora che il son montuno, il guaguancò e la guaracha si unirono in una mistura che immediatamente si convertì in un boom, la SALSA.

Cristòbal Diaz Ayala: “La plena parlava di storie del barrio, così come lo faceva anche Carlos Gardel e tanti altri musicisti dell’America Latina però Lavoe lo sapeva fare in un modo nuovo, in un modo caustico e più intenso ed ebbe la fortuna di unirsi con quel genio musicale di Willie Colon e iniziarono a produrre quella serie di meraviglie.

Nell’estate del 1967 esce in commercio il primo album di Hector Lavoe e Willie Colon “EL MALO”1, completamente un fenomeno musicale. Con l’esplosione del rock e il fenomeno dei Beatles che contagiavano il mondo, la SALSA, ritratto musicale del barrio e dello stile di vita Latino, si convertì nell’unico modo di identificazione possibile dinanzi all’imminente alienazione musicale, mentre la gioventù nord americana ed europea predicava SESSO, DROGA E ROCK n’ ROLL, l’America Latina aveva un suo proprio slogan SESSO, DROGA E SALSA.

Tite Curet: “Lì fu che ci azzeccarono perchè la gente era nell’epoca delle pandillas2, nell’epoca di Paul Simon, nell’epoca dei “cattivi”e questo fu quello che loro prospettarono, nella loro musica dipinsero quell’epoca “cattiva”.

Note: 1 Letteralmente “il cattivo”. (N.d.T)
2 Nel senso latino americano, gruppi di giovani violenti e sovversivi. (N.d.T.)

Fine seconda parte.

Sonó, sonó… Tite Curet

Il disco del Banco Popular dedicato a Tite Curet Alonso vende trentamila copie!

Sonó, sonó… Tite Curet
Sonó, sonó… Tite Curet

Sono quasi trentamila le copie di cd e dvd dedicati a Tite Curet Alonso vendute nelle filiali del Banco Popular di Puerto Rico e tutto questo in un solo mese dalla sua presentazione.

Davvero un risultato molto positivo se si considera anche che il disco ha venduto più di molte altre produzioni in vendita in questo periodo, cosa che ha soddisfatto i produttori di “Sonó, sonó… Tite Curet“,  lo speciale natalizio dedicato al più grande compositore portoricano di salsa di tutti i tempi.

Per celebrare questo successo e come regalo per l’Epifania, il Banco Popular permetterà al pubblico di scaricare gratuitamente dal sito internet Sonosono.com la canzone “Tristeza encantada” interpretata dalla giovane cantante Kiani Medina.

Tutto questo sarà possibile solo il giorno 6 Gennaio.