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Questa sezione è dedicata alle “recensioni” dei nostri collaboratori.

BUON LETTURA!

La Maxima 79, no sirvo pa' queso

No sirvo pa’ queso, il nuovo singolo dell’orchestra La Maxima 79

L’etichetta Smayra Publishing e’ lieta di presentarvi il primo GUAGUANCO dell’orchestra LA MAXIMA 79 la nuova formazione che ha come obiettivo principale quello di creare canzoni nel puro stile anni 70 cercando di esaudire in tutto e per tutto i desideri dei ballerini che ogni settimana riempiono i congressi di salsa di tutto il mondo.

La Maxima 79, no sirvo pa' queso
La Maxima 79, no sirvo pa’ queso

Nasce cosi dopo due cha cha cha di successo come “Mi Chula ” e “Habia Cavour ” il primo GUAGUANCO ‘ ” NO SIRVO PA’ QUESO” che sarà il singolo che precede l’uscita del disco dell’orchestra intitolato “Regresando al Guaguanco” e previsto per i primi giorni del 2013 .

La presentazione del disco al nono compleanno LaSalsaVive l’8 settembre 2012

Canta El Guille direttamente da Cuba e le idee , il progetto e gli arrangiamenti sono curati da i due leader dell’orchestra Massimo Scalici e Fabrizio Zoro mentre i musicisti sono tutti professionisti del settore e suonano dal latino al jazz puro.

Il brano sarà presentato ufficialmente da Fabrizio Zoro l’8 settembre al Don Chisciotte di Galliera, in occasione del nono compleanno LaSalsaVive.

Per ascoltare il promo di “No sirvo pa’ queso” in anteprima:
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Malasuerte, il nuovo romanzo di Marilù Oliva

Mala Suerte, da Marilù Oliva il nuovo romanzo ambientato nel mondo della salsa

Esiste la Fortuna? Esiste il Destino?
La Guerrera – da vera materialista – giura di no, anche se tutto concorre a farle credere che un dio dispettoso stia complottando contro di lei.
In una Bologna notturna viene compiuto un omicidio: la vittima è stata derubata e uccisa con una modalità inusuale al giorno d’oggi: avvelenamento da cloroformio.

Malasuerte, il nuovo romanzo di Marilù Oliva
Malasuerte, il nuovo romanzo di Marilù Oliva

L’ispettore Basilica capisce che la responsabilità è da collegarsi a una baby gang di latinos e italiani e subito coinvolge La Guerrera in questa terza avventura come consulente speciale in grado di addentrarlo nella contraddittoria comunità ispano-americana. Un nuovo omicidio si lega al primo attraverso il cloroformio e le indagini si intersecano. La Guerrera sonda negli ambienti salseri della città e si avvale della preparazione scientifica – sta completando la tesi per laurearsi in criminologia – e delle doti intuitive, nonché delle frequentazioni “speciali”, quale il cubano con cui ha intessuto una relazione. Nel frattempo prosegue la sua rincorsa spasmodica alla ricerca di un’occupazione, a dimostrazione che il precariato è stigmate profonda del nostro tempo e non spiacevole moda passeggera. Mentre Catalina mescola i suoi tarocchi e la Commedia di Dante ritorna all’occorrenza, tra sigarette, bottiglie di rum e patatine, La Guerrera affronta la vita come è abituata: combatte in capoeira e combatte in jeans, si ostina, casca, si rialza, cerca rifiugio nei sensi, persegue un ideale personale di giustizia che cozza col mondo buio che la circonda. Turbata dalla tensione con l’ispettore Basilica – che vedrà un’inaspettata evoluzione -, deve risolvere diverse questioni, tra cui una del passato legata alla prozia che l’ha allevata in maniera anaffettiva e rigida. La sfortuna è uno dei temi conduttori del romanzo, la Mala Suerte personificata, la sua affermazione, il suo valore cartomantico, quello scaramantico. La sua potenza ma anche la sua negazione e chissà se alla fine l’ombra che aleggia cupa si dissolverà o inghiottirà qualcuno…

Marilù Oliva

Vive a Bologna. Insegna lettere alle superiori e scrive. Ha pubblicato racconti per il web e testi di saggistica, l’ultimo è uno studio sulle correlazioni tra la vita e le opere del Nobel colombiano Gabriel García Márquez: Cent’anni di Márquez. Cent’anni di mondo (CLUEB, 2010). Collabora con diverse riviste letterarie, tra cui Carmilla, Thriller Magazine, Sugarpulp.

Mala Suerte completa la trilogia salsera di Marilù Oliva, dopo ¡Tú la pagarás! (Elliot 2011), finalista al Premio Scerbanenco, e Fuego (Elliot 2011).

Vai al sito di Marilù Oliva

Recensione dei concerti di Eddie Palmieri e del Trio da Paz – Ancona Teatro delle Muse

a cura di Tommy Salsero

Teatro delle Muse, Ancona, 17 Luglio 2006

Arriviamo alle 21 davanti al Teatro delle Muse, stupendo, con quel suo incredibile mix di antico e moderno!

Con un’ ottima acustica (ero a centro sala) si apre il concerto del trio del chitarrista brasiliano Romero Lubambo, uno dei chitarristi jazz fondamentali dell’intero panorama latinoamericano. Per chi non lo conosce consiglio un bellissimo disco “Infinite Love” dove suona assieme all’altra stella del jazz brasiliano: Toninho Horta.

Il “Trio da Paz” è formato da Romero Lubambo,chitarra, Nilson Matta, contrabbasso e Duduka Da Fonseca alla batteria batteria.
Oltre a brani dell’ultimo cd del trio, vengono proposti alcuni standard del grande Tom Jobim, che il trio riesce a riproporre in una nuova veste con audaci sovrapposizioni, come nel caso della immortale Wave.
Incredibile l’interplay tra i musicisti che questo trio, considerato a ragione il migliore del Brasile, mette in mostra durante la serata.
Grande tecnica che non sovrasta l’espressività che esce dai loro cuori e dai loro strumenti…. facendo sembrare semplici cose in realtà molto difficili!

Dopo il set “brasiliano” arriva il momento di quello “latino” con uno dei pochi musicisti provenienti dalla Salsa a godere di un grandissimo rispetto anche nel mondo del Jazz: Eddie Palmieri.

Dopo un piccolo ritardo,inizia il concerto tanto atteso…alcune brevi note di introduzione da parte del presentatore e il concerto inizia.
Quando Eddie che appare piccolino sul palco enorme del teatro si siede al pianoforte a coda, si abbassano le luci nel silenzio più totale.
Chiudo gli occhi e sento quella musica che ci ha regalato 40 anni di emozioni in un lungo asssolo per solo pianoforte!
Questo è stato per me il momento più intenso e bello del concerto….la voce rauca di Eddie ricorda i versi gutturali di un altro grande immenso poeta del pianoforte: Keith Jarrett.

Ma la musica è diversa, molto diversa. Eddie in questo lungo intro rincorre tutte le sue inquetudini musicali, che da sempre lo contraddistinguono: echi di Monk e Tyner alternati a passaggi che riprendono i temi dei suoi successi; di colpo ritorniamo ai primi anni 70, ai tempi di Puerto Rico, Adoracion con gli intro pianistici lunghissimi.
Aumenta il ritmo ed entra il tumbao con la mano sinistra, mentre la destra inizia ad improvvisare come solo lui sa fare scale esatonali, quarte eccedenti, block cords, quello stile celebre che fu ripreso ad esempio da Marcolino Dimond, in “The Hustler” di Willie Colon.

Un lungo applauso chiude il solo di Eddie ed apre il concerto con il gruppo al completo, formato da alcuni dei migliori musicisti del panorama “latin” e “jazz”.
Sezione ritmica formata da John Benitez(basso elettrico),Horacio “el negro” Hernandez(batteria) Giovanni Hidalgo (congas),sezione fiati composta da Brian Lynch(tromba)Conrad Herwig (trombone) e Graig Handy (sax alto).

Il concerto si sviluppa sui brani del nuovo disco di questo super gruppo, vincitore del Grammy, l’ottavo nella carriera di Palmieri.
Eddie punta tutto sul gruppo,in particolare sulla sezione fiati che con la presenza di solisti del calibro di Linch e Herwig danno sicuramente una forte connotazione jazzistica all’intera serata,lasciando da parte questa volta la parte più tradizionale legata alla salsa.
Linch in particolare svetta su tutti, con un registro che tocca i sovracuti e le note più basse, passando da uno all’altro in modo stupefacente e strappando applausi a scena aperta.

Linch tra l’altro conosce perfettamente il linguaggio del jazz e della Salsa visto che il quarantottenne dell’Illinois prima dell’incontro con Palmieri aveva suonato per due leggende della Salsa come Angel Canales nel 1982-1983 e con Hector Lavoe nel periodo 1983-1987!
Importantissimo come tutti i fans di Palmieri sanno, il ruolo del Trombone, splendidi gli assoli di Conrad Herwig, con una dinamica impressionante capace di passare da un suono flautato alla più classica voce rauca e dirompente che lo strumento permette.
Come in Tin Tin Deo, una versione che passa dal Cha Cha Cha all’Afro in 4/4 o in Mira Flores un bellissimo Afro 6/8 dove la coppia Hidalgo e Hernandez con il loro intreccio ritmico, ci ricorda la connessione con il grande percussionista Mongo Santamaria che rese celebre questo ritmo legandolo a molti standard jazz.

Notevole anche il lavoro tra battere e levare delle due mani del maestro Palmieri, che rinforza ancor di più il lavoro dei percussionisti, anzi il suo piano “vigoroso” con i celebri ostinati della mano sinistra che tutti conosciamo, rendono ancora più “grande” il suono dell’orchestra. Seguono alcuni Cha Cha Cha come Listen Here, dove si mette in mostra il sax di Graig Handy, che tra l’altro è l’unico sul palco a ballare mentre suona!

Più in ombra il lavoro sempre preciso del basso elettrico di John Benitez, forse per un problema di amplificazione, ma il suono era a volte coperto da batteria e Congas. Inoltre abituati al baby bass della salsa, o del Contrabbasso, che hanno un suono dirompente, con il normale basso elettrico si nota meno il lavoro del bassista.
Arriva poi il momento di Palmieri nel Mambo jazzato” In In Walked Bud” dove ci ricorda che il leader è lui, uno dei soli in cui il “rumbero del piano” mette in mostra le sue doti di solista.

Chi si aspettava un concerto di Eddie Palmieri in primo piano, potrebbe essere rimasto deluso, ma questa è stata la sua scelta, voluta dall’artista che ha prima diretto la sua orchestra e poi da persona che non deve dimostrare più niente a nessuno, il suo lavoro al piano.
Ed anche questo spiega il perchè della scelta di suonare il piano elettronico(appoggiato sopra il piano), scelta obbligata per poter dirigere guardando tutti i musicisti.

Questo mi fa pensare che la bellissima apertura al pianoforte sia stata fatta anche per accontentare chi sperava di sentirlo all’opera con il re degli strumenti.
Una critica che si può muovere è che sia stato dato poco spazio ai due mostri delle percussioni, che se lasciati maggiormente liberi di suonare come sanno, avrebbero letteralmente incendiato la platea, cosa che è successa alla fine nell’ultimo brano: una descarga su un indiavolato ritmo di Mozambique, che proprio la Band di Palmieri grazie al timbalero Manny Oquendo trasformò dall’originale cubano creato nel 1963 da Pello el Afrokan, e lo popolarizzò nella Salsa a New York, con il celebre disco “Mozambique”.
La sfida tra congas e batteria termina con una rullata del “negro” Hernandez a cui risponde con la medesima velocità Hidalgo….ma con le sue sole mani!!
Hidalgo si gira e fa un sorriso beffardo al suo collega!

Si conclude così uno dei concerti più “jazzy” del nostro pianista,dall’altissimo tasso tecnico, ma che forse avrà lasciato un pò di amaro in bocca a chi si aspettava qualcosa di più dal punto di vista salsero.
Ma da come ha terminato l’intervista Vai all’intervista con Eddie Palmieri
, il nostro “rumbero del piano” ha voglia di tornare prossimamente con un nuovo disco inedito di salsa…e con relativa tournee! E che Salsa sia!

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Recensione concerto Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012

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Si ringrazia l’organizzazione dell’Ancona Jazz Festival nella persona del Sig.Massimo Tarabelli per la cortesia dimostrata nei nostri confronti e per aver realizzato un evento di grande spessore

Un momento del concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012

Eddie Palmieri live al Serravalle Outlet (AL)

Serravalle Scrivia, 29 luglio 2012

In quest’estate 2012 così avara di concerti di Salsa Classica appare su Facebook un post della nostra Chica che recitava con non-chalance “Hey, a proposito, vi ricordo quanto già anticipatovi tre mesi fa: questo weekend c’è Eddie Palmieri”.

Memori della tournée dello scorso anno, quando il Maestro si era sì presentato ma con il suo Jazz Quartet, questa notizia ha subito scombussolato i piani di molta gente, incredula nell’apprendere di un’occasione così ghiotta in un ambito non uso alla salsa ed oltretutto gratis (nonché a sola metà strada tra Genova, Milano e Torino).

Gli indizi però erano contrastanti e le informazioni difficili da reperire; il concerto era inserito nell’ambito di una rassegna jazz, ma un noto integrante dell’orchestra di Palmieri (Jimmy Bosch, non certo un jazzista) postava in bacheca la propria presenza il 29 al “Seravelle”… un collezionista alessandrino mi informava di avere ricevuto in casella postale un volantino dell’Outlet che parlava di Palmieri come di un jazzista, però La Chica assicurava tramite i propri canali che la Salsa ci sarebbe stata… e come se non bastasse il sito di Palmieri – nelle altre date della tournée europea, munifico di dettagli sul genere proposto – non riportava null’altro che la data e il luogo.
In realtà il dubbio sulla effettiva presenza dell’orchestra di Salsa è perdurato, almeno nel sottoscritto che in quel weekend si è macinato svariati chilometri a rischio, quasi fino all’ultimo sms che mi avvisava – mentre ero a 20 chilometri dalla meta – del montaggio sul palco di timbales e congas!
Lo scenario che mi si è proposto al mio arrivo nella piazza centrale del noto Centro Commerciale era questo:

L'ingresso al concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 luglio 2012
L’ingresso al concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 luglio 2012

Decine, centinaia di sedute, tutte occupate, quasi completamente da persone non avvezze alla Salsa, ma che sarebbero rimaste al loro posto – e applaudendo – fino alla fine del concerto.
Guadagno una sedia abbastanza centrale in quinta fila e parte subito il primo brano, non proprio popolare in quanto non molto ballabile per via dei suoi inserti in Ritmo Mozambique, ma che per una ouverture dal vivo era perfetto: La Libertad Lógico (Revolt), su cui la sezione ritmica dà sfoggio del proprio talento Afro-Cuban per poi lasciare spazio – a 4:15 – all’entrata in Salsa con tutti gli strumentisti dell’orchestra.

Questa la line up completa della Eddie Palmieri’s Salsa Orchestra:
Prima linea “Melodia”: Piano – Eddie Palmieri, Chitarra – Nelson Gonzales, Lead Vocal – Herman Olivera, Chorus Vocal & Maracas – Joseph Gonzalez.
Seconda linea “Ritmica”: Luques Curtis – Contrabbasso, José Claussell – Timbales, Vicente “Little Johnny” Rivero – Congas, Orlando Vega – Bongo & Campana.
Terza linea “Fiati”: Jimmy Bosch – Trombone, Doug Beaver – Trombone, Jonathan Powell – Tromba, Charlie Sepúlveda – Tromba.

Un momento del concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012
Un momento del concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012

Il secondo brano è Dame Un Cachito Pa’ Huele, celebre Son Montuno di Arsenio Rodriguez, uno degli artisti cubani più seminali per il genere che vent’anni dopo, fuori da Cuba, si evolse nel genere “Salsa”; il Ritmo Son, tipicamente caratterizzato dal tres cubano, permette qui di mettere in evidenza il chitarrista che si produce in un applauditissimo assolo ad esecuzione ancora in corso.

Il brano dà l’occasione a Palmieri di interrompere un attimo il concerto per esporre la propria opinione sulle origini, la successiva evoluzione nonché il presente attuale del genere che definiamo Salsa: “In principio era Afro-Cuban, poi divenne Afro-Caribbean e adesso è Afro-World”, sintetizzando così in poche ma significative parole l’essenza di questa musica, che trae sì origine dall’incontro dell’Africa con Cuba, ma che poi si sviluppa coi contributi da tutto il Caribe e, ai giorni nostri, financo da altri Paesi.
Il concerto prosegue con una brano richiesto dal pubblico (Azucar Pa’ Ti) e con un altro bel Son Montuno (Lindo Yambu) per poi arrivare ad una delle hit più conosciute anche da chi non sa chi è Palmieri: Malanga.

Su questo brano mi rendo conto che alle mie spalle si son messi a ballare!
Riprendo la Genova Salsera per qualche secondo ma poi torno subito a filmare il palco perché a livello musicale ciò che si può scorgere è veramente interessante; i vari musicisti (inclusi i cantanti) seguono sì una base certamente prestabilita, ma sulla quale cedono la scena agli altri per poi riprendersela, talvolta con un segnale scandito 4 battute prima (quello di Jimmy Bosch è plateale); idem per il direttore musicale, Palmieri, quando decide che la canzone deve terminare, e l’orchestra lo fa all’unisono: questa sorta di programmazione/improvvisazione è per me una delle cose più emozionanti della Salsa dal vivo, e finora mi è capitato come spettatore di goderne ai massimi livelli in occasione di concerti di Salsa Classica, ossia quella Salsa che fra tutte è la più complessa e che quindi più si presta a queste dinamiche.
Il brano di chiusura è una perla che, in epoca di Salsa Romantica, testimoniava che la Salsa Dura, in Palmieri, rimaneva viva: Palo Pa’ Rumba del 1984:

Su questo brano esplosivo (soprattutto nella sua seconda metà) Palmieri chiudeva il concerto nonostante i ripetuti o-tra o-tra che si levavano dal pubblico, ringraziava i tecnici del suono (che invero hanno svolto un lavoro eccellente) e si allontanava veloce dal palco insieme a cinque guardie, proteggendolo da alcuni fans delusi dal mancato bis.
Ciononostante il concerto è stato stre-pi-to-so, quasi due ore di musica eseguita in maniera impeccabile da 12 musicisti, tutti in splendida forma, nessuno escluso; per lavorare con Palmieri il talento non può mancare!
Degni di nota sono proprio tutti, sia nella esecuzione collettiva che negli assoli; in particolare mi ha colpito il cantante Herman Olivera, questo Sonero che lavora con Palmieri dal 1998 (anno d’uscita del bellissimo, ma poco conosciuto CD “Rumbero de Piano”) e che avevo già sentito nel ’99, dove però l’impianto audio non aveva messo in evidenza le sue doti e forse anche lui stesso non aveva sviluppato quella presenza scenica da Front Man che ho invece potuto vedere in questo concerto.
Viene da chiedersi, in presenza di una lunga tournée europea del gruppo, come mai che non sia stato possibile un ingaggio all’interno del noto circuito latino-americano: ma l’importante è che ciò si sia realizzato, anche se altrove.

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Claude
www.facebook.com/salsaclaude

The Lebron Brothers – Salsa y Control, una questione familiare

di Mario “Speedy” Gonzales
Traduzione a cura di “Dudu”
I LEBRÓN BROTHERS
Salsa Y Control, una questione familiare

“… control, control, salsa y control… tú me das la llave, y yo pongo el sabor…”

“… control, control, salsa y control… tu mi dai il “la”, io ci metto il sabor”
I cinque fratelli Lebron

SULLE ORME DEL SOUL E DEL RHYTHM & BLUES

Correva l’anno 1954 e Don Francisco Lebrón Feliciano decise insieme alla moglie di cercar fortuna negli Usa, e nonostante fosse cugino del futuro famoso cantante José Feliciano (il cieco), non era la musica ciò che lo spinse ad emigrare.

Il suo primogenito Pablo, nato ad Aguadilla, Puerto Rico, il 30 giugno 1937, già mostrava di avere la musica nelle vene, era fratellastro di Maria, José e Ángel, e fratello di Carlos e dell’ultimogenito Frankie (nato nel 1958 già nella terra dello Zio Sam).

Pablo mostrava le proprie doti artistiche di cantante nelle radio locali di Puerto Rico all’interno di un trio, e quando si stabilì negli Stati Uniti la prima cosa che fece fu di formare un gruppo denominato “Las Tres Monedas”, che rimase attivo fino al 1965 quando formò la Orquesta Arecibeña.

Ángel e José esibivano il loro talento anche nel gruppo “Los Eltones” formato nel 1962, dove il batterista era il cugino José Manuel; ciò avveniva agli inizi della decadenza delle Big Bands e della nascita di un nuovo ritmo che mischiava inglese e spagnolo col suono caratteristico dell’R&B afro-americano e specificatamente del Soul, molto dominante all’epoca del grande James Brown & The Famous Flames, i quali stavano riscuotendo successo nelle hit parades nordamericane col disco “Please, Please, Please” (1956-Polydor-610): questo ritmo era denominato Boogaloo e dettò legge a partire dal 1966.
James Brown

James Brown Please, Please, Please, il successo del Soul

La famiglia Lebrón andò ad abitare nel quartiere nero di Brooklyn, New York, in una zona molto vicina a quella dei Latini, e così vennero influenzati dalla cultura afro-americana.

Da buon Portoricano, Pablo mai abbandonò la tradizione della musica tipica del proprio Paese, dando luogo così ad un genere ibrido che di lì a poco avrebbe fatto storia.

I LEBRÓN BROTHERS – UNA QUESTIONE FAMILIARE

A volte i gruppi di Ángel e Pablo venivano scritturati su iniziativa di quest’ultimo nel club “Las Vegas” di Brooklyn, con l’intervento del cugino Héctor alle congas, e si guadagnavano da vivere suonando dal Lunedì al Venerdì; in seguito il gruppo fu denominato “Ángel Lebrón Y Su Combo” con Pablo alla voce, Ángel al piano e al basso, José alla chitarra e José Manuel alla batteria, mentre Carlos e Frankie sarebbero giunti in seguito (il primo nel 1970 a suonare il bongó e portando una nuova sonorità alla campana, e il secondo nel 1971 in sostituzione di Héctor alle congas).

Suonavano musica in inglese ma di taglio più afro-americano ed ebbero molto successo sfruttando il vasto repertorio che offriva questo genere. Nel 1966 Ángel Lebrón viene invitato a lavorare come assistente durante una presentazione di Tito Puente e Ricardo Ray nel “Grand Paradise Ball Room”; a quell’epoca Johnny Colón già era noto per il suo LP “Boogaloo Blues”, ma fu il “Re del Timbal” colui che determinò la sua scelta della musica latina.
Johnny Colón, Ricardo Ray y Tito Puente, gli ispiratori dei Fratelli Lebrón

Johnny Colón, Ricardo Ray y Tito Puente, gli ispiratori dei Fratelli Lebrón

Da quel momento il gruppo “Angel Y Su Combo” iniziò a inserire nel proprio repertorio brani di boogaloo, e José che sempre si distinse come grande arrangiatore si concentrò nel dare al nuovo ritmo dei toni più leggeri.

Intuendo che tale linea musicale avrebbe avuto successo, si proposero al produttore Pancho Cristal della Tico Records che però diede loro risposta negativa (in seguito essi lo avrebbero omaggiato del brano “Pancho El Loco” nell’album “Brother”).

Ottennero un’audizione da George Goldner (lo stesso produttore di Johnny Colón della Cotique Records) che quando li vide eseguire due boogaloo li reputò pronti a registrare, concordando con loro il cambio del nome in “Los Hermanos Lebrón”.
George Goldner, il vero promotore dei Lebrón

George Goldner, il vero promotore dei Lebrón

La notte del 7 Luglio 1967 venne registrato il primo album dei Lebrón Brothers intitolato “Psycodelic Goes Latin” con la hit “Descarga Lebrón” e quattro boogaloo cantati in inglese.

Il successo, supportato dalla comunità nera del Brooklyn, fu immediato; i Lebrón vendettero migliaia di copie di questo disco.

L’IDENTITA’ AFRO DEI LEBRÓN

Nonostante le origini portoricane, i Lebrón crebbero nel qurtiere nero di Brooklyn e le influenze musicali di quest’area fece sì che assimilassero più facilmente lo stile R&B.

Anche le radio suonavano senza problemi la loro musica, principalmente su Harlem e Brooklyn, col risultato che i loro sostenitori divennero principalmente gli afro-americani, e questo nonostante già nel primo disco ci fossero arrangiamenti in chiave salsera. Mediamente, su dieci concerti, otto erano per un pubblico afro.

Da un punto di vista non musicale, quella era l’epoca del “Look Africa” e i Lebrón ne furono influenzati adottando vestiti molto colorati ed aderenti, oltre alla classica pettinatura stile “casco di moto”.
Un’immagine della Musica Soul

Un’immagine della Musica Soul

Questo look di fatto influenzò anche l’ambiente salsero, ma ciò che differenziava i Lebrón dagli altri era il loro radicamento nel boogaloo e nel soul.

Il disco “I Believe” (1969-Cotique-1022) lanciato dopo il secondo LP (“The Brooklyn Bums” 1968-Cotique-1015) mise bene in evidenza questo dettaglio; la copertina ritrae José e Ángel a loro agio nei propri vestiti “soul” di moda a quell’epoca: in questa produzione partecipa per la prima volta Carlos Lebrón ai bongó, e la banda viene rafforzata dalla tromba di Eddie Dicupé.

La tendenza musicale rimaneva immutata, mentre a breve il boogaloo si sarebbe incamminato verso il suo declino.
I Believe – il vestiario tipico dell’epoca soul

I Believe – il vestiario tipico dell’epoca soul

I Lebrón registran ancora “Brother” (1970-Cotique-1039) sulla stessa onda afro americana e un primo disco cantato interamente in spagnolo (e quindi premonitore di quella che sarebbe stata la successiva linea), intitolato “Llegamos” (1970-Cotique-1042) e in cui spicca la hit “Mi Fracaso”.

SALSA Y CONTROL

Quando iniziò il declino del boogaloo, le orchestre di New York si erano già impossessate dei propri spazi nell’ambiente latino; con l’appoggio della discografica Fania gente come Willie Colón, Orchestra Harlow e tante altre bande all’epoca minoritarie cominciavano a dettare la nuova linea musicale.
Harlow e Colón, leaders del movimento salsero

Harlow e Colón, leaders del movimento salsero

Era giunto il momento di cambiare, e allora i Lebrón sperimentano un ibrido che accompagnava col suono degli ottoni la narrazione delle vicende quotidiane del quartiere nero di Brooklyn, similmente a quelle narrate dai salseri sul barrio latino.

E così esce sul mercato l’album “Salsa Y Control” (1970-Cotique-1049), un vero classico della salsa, che mostrava l’orientamento della banda per gli anni futuri.

In questa produzione vediamo Frankie Lebrón alle congas e Ray Maldonado alla tromba.

Il brano “Salsa Y Control” dà l’idea dell’approccio dei Lebrón alla salsa, mettendo da parte gli arrangiamenti soul e R&B ma conservando la matrice doo-wop dei cori – sempre a sei voci – in maniera tale da “cambiare, ma nella continuità”.

Questa produzione raggiunse alti indici di vendita grazie all’inimitabile stile dei loro cori, caratteristica che metteva questa orchestra in evidenza rispetto alle altre, e guadagnandosi l’attenzione della comunità salsera.

Alcuni studiosi affermano che dopo questa produzione il termine “salsa” venne adottato definitivamente dal movimento, sebbene la copertina stessa contraddica ciò, giacché la menzione della nota parola è accompagnata dall’immagine di una latta di salsa di pomodoro posta sulla testa di una modella (particolare che in seguito diede luogo all’interpretazione che in realtà non si volesse rappresentare il movimento).

Qualcosa di simile sarebbe successo in seguito quando qualcun altro azzardò l’ipotesi che Ignacio Piñeiro fosse il precursore del movimento quando intonava:

“… Échale salsita, Échale salsita,
Ah, ah, ah, ah, ah…
Congo miró embullecido
Su butifarra olorosa,
Son las más ricas, sabrosas,
Las que en mi Cuba he comido
Échale salsita, échale salsita
Ah, ah, ah, ah…”

“… Mettici della salsa, mettici della salsa,
Ah, ah, ah, ah, ah…
Congo guardò compiaciuto
Le sue profumate salsiccie,
Son le più gustose, saporite,
Quelle che nella mia Cuba ho mangiato
Mettici della salsa, mettici della salsa
Ah, ah, ah, ah… “

Ovviamente Piñeiro si riferiva ad una situazione gastronomica e non aveva la benché minima pretesa di rappresentare il movimento salsero.
Salsa Y Control, polemica sull’uso della parola per identificare il movimento salsero

Salsa Y Control, polemica sull’uso della parola per identificare il movimento salsero

Salsa y Control

L’UNIONE FA LA FORZA

Era l’inizio degli anni ’70 quando due episodi segnano il cammino dei Lebrón; il primo, nel ’71, quando scompare George Goldner, il Presidente della Cotique Records nonché principale promotore della loro carriera, e il secondo quando la Fania Records acquisisce praticamente tutte le Discografiche latine – inclusa la Cotique – che finora avevano coesistito per vari anni.

L’acquisizione della Cotique da parte della Fania permise a quest’ultima non solo di impossessarsi dell’opera completa dei Lebrón bensì anche di perpetuare la clausola di continuità che essi avevano contratto con la etichetta originaria; in pratica finiva la direzione della Cotique per la scomparsa di Goldner e cominciava quella di Jerry Masucci, che secondo le dichiarazioni di Ángel Lebrón sarebbe stato un razzista.

Le argomentazioni di Ángel al proposito si basano sul fatto che i Lebrón nonostante le buone vendite dei propri dischi non sarebbero mai stati trattati alla pari degli altri artisti della Fania giacché mai furono invitati a partecipare ai film (in particolare “Our Latin Thing” e “Salsa”) né agli shows e concerti della Discografica (ossia la Fania All Stars); piuttosto, a suo dire, la partecipazione veniva offerta a gruppi di minor valore commerciale come l’Orquesta La Conspiración (il cui leader era bianco) e inoltre la partecipazione di artisti di colore era limitata a gruppi di altre Discografiche, come il Gran Combo e Manu Dibango, che parteciparono a degli shows poi inseriti nel film Salsa.
Il Gran Combo e Manu Dibango, gli invitati di colore della Fania

Il Gran Combo e Manu Dibango, gli invitati di colore della Fania

Nel culmine delle proprie accuse, Ángel Lebrón rivelò tempo fa ad un giornalista colombiano l’indegna proposta razzista che Masucci gli avrebbe fatto, ossia di sostituire il cantante Pablo Lebrón (di colore e un po’ sovrappeso, n.d.t.) con gente del calibro di Héctor Lavoe o Ruben Blades, che secondo il potente Manager avrebbero giovato all’orchestra con la loro pelle bianca e fisico snello.

Secondo Ángel, le idee razziste di Masucci andavano ben oltre il colore della pelle e coinvolgevano l’ambiente socio-culturale dei componenti della banda. Masucci a suo dire sarebbe stato contro al “contatto” dei Lebrón con la comunità afro-americana; ciononostante l’orchestra non fu ostacolata dalle radio proprio per l’ampio seguito da essa garantito.
Jerry Masucci e Johnny Pacheco, la cupola della Fania

Jerry Masucci e Johnny Pacheco, la cupola della Fania

La convivenza con gli altri membri della Fania non sembrava essere delle migliori, e secondo le parole del leader del gruppo, ogni volta che si incontravano in studio per registrare gli veniva offerta droga nel tentativo di farli entrare nel giro, cosa che non fecero.

Per l’impero Fania i Lebrón fecero ben 11 dischi (vedi discografia indicata), il primo dei quali fu “Picadillo A La Criolla” (1971-Cotique-1055) e l’ultimo “Criollo” (1982-Cotique-1106) e di cui due furono raccolte di successi (“The Best Of Lebrón Brothers” 1975-Cotique-1080 y “10Th Anniversary” 1977-Cotique-1093).

Nel 1984, anno in cui scadette il contratto con la Fania, i Lebrón vissero un’angosciante fase di stallo delle proprie attività a causa del ritiro forzato di uno dei suoi leader, il vocalista Pablo Lebrón.

PER OGNI SORRISO, CI SON DIECI LACRIME

Nel Gennaio 1981, i Lebrón vissero momenti drammatici quando il vocalista e leader Pablo Lebrón ebbe un attacco cardiaco i cui postumi lo costrinsero alla sedia a rotelle.

Pablo impiegò quattro anni per tornare a cantare col gruppo e comunque non recuperò del tutto; al momento in cui scriviamo (Luglio 2006) è vivente, per la gioia dei suoi fans e della famiglia.

Con l’obiettivo di soddisfare le richieste dei fans, Pablo interpreta due brani del suo repertorio compatibili con le sue mutate condizioni fisiche, e comunque solo in alcuni shows.

I Lebrón rimasero inoltre quattro anni senza entrare negli studi di registrazione, e ormai liberi del giogo della Fania firmarono per la Caiman Records e nel 1985 incisero “Salsa Lebrón”, in cui partecipò l’allora giovane Frankie Morales come voce principale.

L’orchestra inoltre introdusse nuovi membri della famiglia Lebrón; i fratelli Nadine (alle tastiere) e Ángel Junior (alle percussioni) entrambi figli del nuovo leader Ángel Lebrón, oltre ad Adrian (al trombone) figlio di José Lebrón parteciparono a questo disco.. Nel 1995 poi fu la volta di Corrine(un’altra figlia di Ángel) nella registrazione di “Ahora Te Toca A Ti” (Boso-0100).
Corrine Lebrón e Frankie Morales, nuova linfa negli anni 80 e 90

Corrine Lebrón e Frankie Morales, nuova linfa negli anni 80 e 90

L’88 è l’anno dell’ultima partecipazione di Pablo Lebrón coi suoi fratelli, nel disco “El Boso” (EAR-100) per la Discografica El Abuelo Records, dove interpreta “Tu Perteneces A Mi”, mentre gli altri brani son cantati da Ángel.

Le ultime notizie danno Pablo come possibile partecipante alla registrazione del CD del quarantesimo anniversario della banda.

Altri cantanti collaborarono con l’orchestra, e quello che più si distinse fu Luisito Ayala che collaborò – tra gli altri – con Roberto Roena, Bobby Valentin e il Gran Combo.
Luisito Ayala lasciò il segno nei Lebrón Brothers

Luisito Ayala lasciò il segno nei Lebrón Brothers

Luisito lasciò il segno specialmente nel CD “35Th Anniversary” (2002-Exclusivo-0602) dove appare in buona sintonia col gruppo. Altra hit notevole fu “Olvidarla” (“Lo Místico” 1998-Cotique-1109) ispirata ad una canzone hip hop americana.

Luisito Ayala fu sostituito dal Colombiano Kike Harvey per la registrazione del CD “Made in Colombia” (2004-Exclusivo-0204) dove si divide con Carlos Lebrón e Corrine.

Recentemente i Lebrón hanno inserito nel loro organico lo straordinario vocalista Frankie Vasquez (lo stesso dei Soneros del Barrio) che aveva già partecipato come corista nel succitato CD “Lo Mistico”
Kike Harvey a sinistra Frankie Vasquez l'attuale vocalista

Kike Harvey a sinistra Frankie Vasquez l’attuale vocalista

Lebron Brothers Festival Latinoamericando Milano 30/06/07

Il cantante di Cali (Colombia) Enrique Estupiñan fu invitato speciale nel CD “Loco Por Ti” (1988-Exclusivo-0302).

Nel 1989 i Lebrón Brothers ottennero una cosa mai vista, quella di far convergere 60.000 persone nella Plaza de Toros di Cali, circostanza mai più ripetuta e che consacrò definitivamente la loro popolarità in terra di Colombia, la loro nuova patria di adozione.

Nonostante il razzismo e le liste nere tanto note nella New York anni ’70, i Lebrón continuarono a lavorare grazie unicamente ed esclusivamente al loro talento, soprattutto in ambito salsero, laddove questo suono caratteristico della campana mai avrebbe cessato di deliziare i veri salseri, ancor piu sapendo che “… senza il Negro, non c’è guaguancó …”.

Fonti:

Busca Salsa : articolo originale di Gary Dominguez
Mambo Inn : intervista di Enrique Vigil Taboada
Cali Es Cali : intervista originale
PR pop articolo originale di Miguel Lopez Ortiz
Allmusic.org
Descarga.com
Congahead.com: immagine di Luisito Ayala
http://www.corrinelebron.net/ : immagine di Corrine Lebrón

Español

THE LEBRON BROTHERS
Salsa y Control, un asunto de família

“… control, control, salsa y control… tú me das la llave, y yo pongo el sabor…”
I cinque fratelli Lebron

A CAMINO DEL SOUL Y DEL RHYTHM & BLUES

Corria el año de 1954 y don Francisco Lebrón Feliciano decidió junto con su esposa intentar la suerte en el pais del norte, a pesar de ser primo del futuro famoso cantante Jose Feliciano (el ciego), no era propiamente la musica lo que lo empujaba a inmigrar.

Su hijo mayor Pablo, nacido en Aguadilla – Puerto Rico un 30 de junio de 1937, ya daba señales de que la musica corria en sus venas, el era medio hermano de Maria, Jose y Angel y hermano de Carlos y despues del menor Frankie (nacido en 1958 ya en tierras del Tio Sam).

Pablo demonstraba sus dotes artísticos de cantante presentandose en las rádios locales de Puerto Rico donde participaba de un trio, cuando se mudó para EEUU su primera actitud fue la de crear un grupo denominado “Las Tres Monedas” el cual se mantuvo hasta 1965 cuando forma la Orquesta Arecibeña. Por otro lado Angel y José también mostraban su talento en el grupo “Los Eltones” creado en 1962, y donde tocaba la bateria su primo Jose Manuel, eran los inícios de la decadencia de las Big Bands y del surgimiento de un nuevo ritmo que mezclaba letras en ingles y español y el sonido característico del R & B afro americano y en especial del Soul, tan dominante en la epoca con el performático James Brown & The Famous Flames quienes ya habian alcanzado suceso en las paradas norte americanas con su disco “Please, Please, Please” (1956-Polydor-610), este nuevo ritmo de quien nos referimos era el Boogaloo que marcaria su pauta a partir de 1966.
James BrownJames Brown Please, Please, Please, el suceso del Soul

La família Lebrón se estableció en el barrio negro del Brooklyn, en la ciudad de New York, en un sector no muy próximo de los latinos, asi acabaron por ser muy influenciados por lo afro americano.

Como buen boricua, Pablo nunca dejó de lado la influencia de la musica típica puertorriqueña engendrando asi un estilo hibrido que haria historia en un futuro proximo.

LOS LEBRON BROTHERS – UN ASUNTO DE FAMILIA

Cierta vez las agrupaciones de Angel y Pablo se juntaron para atender a un contrato de este ultimo en el club “Las Vegas” en el Brooklyn, llamaron también a su otro primo Hector para tocar las congas y consiguieron mantenerse en el local de lunes a viernes ganando algun dinerito, la agrupación resultante de ese junte pasó a llamarse de “Angel Lebrón Y Su Combo”, con Pablo en los vocales, Angel en el piano y bass, Jose en la guitarra y Jose Manuel en la bateria, Carlos y Frankie vendrian después (el primero en 1970 asumiendo el bongó y trayendo una nueva sonoridad a la campana, y el segundo en 1971 en substitución a Hector en las congas).

Tocaban musica en ingles mas de corte afro americano e hicieron mucho suceso aprovechando el extenso cancionero de este genero.

En 1966, Angel Lebrón es convidado a trabajar como asistente en una presentación de Tito Puente y de Ricardo Ray en el “Grand Paradise Ball Room” por esa epoca Johnny Colón ya habia despertado su atención con su disco “Boogaloo Blues”, mas fue el “Rey del Timbal” quien agudizó su sentido en dirección a lo latino.
Johnny Colón, Ricardo Ray y Tito Puente, inspiradores de Los LebrónJohnny Colón, Ricardo Ray y Tito Puente, inspiradores de Los Lebrón

A partir de ese momento la banda “Angel Y Su Combo” comenzó a incluir en su repertorio temas de boogaloo, Jose quien siempre se destacó como un tremendo arreglista se encargó de darle un tono mas ligero al nuevo ritmo.

Acreditaron que harian suceso grabando esta modalidad, acudieron entonces hasta el productor Pancho Cristal de la Tico Records mas recibieron una respuesta negativa de el (después lo homenajearian con el tema “Pancho El Loco” en una de sus posteriores producciones).

Insistieron con George Goldner el mismo productor de Johnny Colón en la Cotique Records y consiguieron una audición con este, cuando Goldner los escuchó tocar dos boogaloos le pareció que ya estaban listos para grabar excepto por el nombre de la banda, la cual por sugestión suya cambió la denominación para “Los Hermanos Lebrón” con la cual todos concordaron.
George Goldner, verdadero impulsionador de Los LebrónGeorge Goldner, verdadero impulsionador de Los Lebrón

La noche del 7 de julio de 1967 vió a los Lebrón Brothers grabar su primer disco titulado: “Psychodelic Goes Latin” el cual traia el hit “Descarga Lebrón” y mas cuatro boogaloos con letras en ingles.

El suceso fue inmediato y respaldados por la comunidad negra del Brooklyn, los Lebrón vendieron miles de copias de este disco.

LA IDENTIDAD AFRO DOS LEBRON

A pesar de sus origenes boricuas, los Lebrón se criaron en el barrio negro del Brooklyn y las influencias sonoras de esta región hicieron con que asimilem mas facilmente el estilo R & B.

Las rádios también tocaban sin problemas su musica, principalmente en los reductos del Harlem y del Brooklyn, esto determinó que la mayoria de sus seguidores sean afro americanos a pesar de que cortes salsosos ya habian hecho parte de su primera grabación. Asi de cada diez presentaciones, ocho eran para este público afro.

Por otro lado era la epoca del visual “África Look”, los Lebrón recibieron esa influencia y sus vestimentas utilizaban una indumentária colorida y llena de aderezos bien como el impagable peinado estilo “casco de moto”.
El Visual de la Soul MusicEl Visual de la Soul Music

En el ambiente salsero eso también se hizo presente, sobre todo en el campo visual, lo que los diferenciaba radicalmente era el estilo musical y ai los Lebrón estaban bien arraigados en el boogaloo y en el soul.

El disco “I Believe” (1969-Cotique-1022) lanzado después del segundo LP (“The Brooklyn Bums” 1968-Cotique-1015) caracterizó bien este detalle, en la capa aparecen Jose y Angel bien comodos con su indumentária soul de moda en esa época, en esta producción participa en los bongós por la primera vez, Carlos Lebrón y la banda se refuerza también con la trompeta de Eddie Dicupé.

La tendencia musical de los Lebrón continuaria la misma, y el boogaloo en poco tiempo ya entraria en franco declínio.
I Believe – la indumentária típica del soulI Believe – la indumentária típica del soul

Los Lebrón aún grabarian “Brother” (1970-Cotique-1039) en la misma tonica de lo afro americano, y mas un primer disco totalmente en español ya dando señales de lo que vendria mas tarde, titulado “Llegamos” (1970-Cotique-1042) y donde se destaca el hit “Mi Fracaso”.

SALSA Y CONTROL

Cuando el boogaloo comenzó a entrar en su curva descendiente, las bandas nuevayorkinas ya habian tomado el espacio del ambiente latino, con el apoyo de la disquera Fania gente como Willie Colón, Orchestra Harlow, y varias otras bandas de sonido marginal comenzaban a dictar las nuevas reglas.
Harlow y Colón liderando el movimiento salseroHarlow y Colón liderando el movimiento salsero

Era la hora de cambiar, los Lebrón resuelven entonces experimentar esa nueva expresión hibrida salida del sonido de los metales y cuya temática no dejaba de lado al cotidiano del barrio latino, similar en vicisitudes al bairro negro del Brooklyn.

De esta forma sale al mercado el disco “Salsa Y Control” (1970-Cotique-1049) verdadera obra clásica de la salsa y que definiria los rumbos de la banda para los años siguientes.

Es en esta producción donde se incorpora a Frankie Lebrón en las congas y aún cuentan con la participación del trompetista Ray Maldonado.

El tema “Salsa Y Control” caracteriza el aporte de los Lebrón para la salsa, si bien que dieron un parentesis a los arreglos instrumentales en sintonia con el soul y el R & B, trajeron para la salsa la influencia del doo-wop en la construcción vocal de sus coros siempre para seis voces, de esta forma conseguieron mantener la armonia necesária para la evolución de sus temas.

Esta produción alcanzó altos indices de ventas, gracias a ese estilo inigualable en los coros y permitiendo que la orquesta se escuche de una manera singular y diferente conquistando de vez los oidos de la comunidad salsosa.

Algunos entendidos afirmam que después de esta producción es que el termino salsa quedó definitivamente acuñado al movimiento, a pesar de que la capa del disco lo contradiga ya que la mención a la palabra salsa está caracterizada por una lata de salsa de tomate colocada en la cabeza de la modelo del disco (lo que acabaria por demonstrar de que la verdadera intención no seria precisamente la de identificar al ya consolidado movimiento).

Algo parecido sucederia despues cuando alguien propuso que era Ignácio Piñeiro el precursor de la nomenclatura cuando este entonaba:

“… Échale salsita, Échale salsita,
Ah, ah, ah, ah, ah…
Congo miró embullecido
Su butifarra olorosa,
Son las más ricas, sabrosas,
Las que en mi Cuba he comido
Échale salsita, échale salsita
Ah, ah, ah, ah…”

Obviamente Piñeiro hacia referencia a una situación gastronómica y no habia la mas mínima pretensión de identificar a todo el movimiento.
Salsa y Control, polémica en el uso de la palabra para identificar al movimiento salseroSalsa y Control, polémica en el uso de la palabra para identificar al movimiento salsero

EN LA UNION ESTA LA FUERZA

Eran los inicios de los 70’s, y dos acontecimientos marcarian de vez la carrera de los Lebrón, el primero, en 1971, cuando ocurre el fallecimiento de George Goldner ejecutivo de la Cotique y principal impulsionador de la carreira de ellos, y el otro acontecimiento fue el suceso de expansión de la Fania y que culminó con la adquisición, por parte de esta, de practicamente todos los sellos de musica latina que habian co-existido por vários años, inclusive la Cotique.

La adquisición de la Cotique por la Fania, permitia a esta ultima tener los derechos de la obra completa de los Lebrón y de dar continuidad al contrato de exclusividad de estes con el sello, en otras palabras salia la dirección de la Cotique (con Goldner ya fallecido) y tomaba el frente de todo el poderoso Jerry Masucci, quien segun declaraciones de Angel Lebrón era racista.

Las razones de Angel se basan en el hecho de que los Lebrón, a pesar de ir muy bien en las ventas de sus discos, nunca fueron tratados a la altura por la compañia, ya que jamás participaron de peliculas (“Our Latin Thing” y “Salsa” especificamente) o entonces de shows y conciertos con la agrupación representativa del sello (la Fania All Stars), ni siquiera convidada era a pesar de otros grupos de menos expresión comercial si, como “La Conspiración” por ejemplo (un detalle, Ernie Agosto, el líder de esta banda era blanco) en otras veces cuando habia la participación de artistas de color era preterida para dar lugar a grupos que no hacian parte del staff Fania, como es el caso de “El Gran Combo” y del africano Manu Dibango, quienes participaron de los shows que sirvieron de base para la pelicula “Salsa”.
El Gran Combo y Manu Dibango,los convidados negros de la FaniaEl Gran Combo y Manu Dibango,los convidados negros de la Fania

En la cumbre de sus acusaciones, Angel Lebrón relataria hace algun tiempo atrás para un periodista colombiano la indecorosa y racista propuesta que Masucci les habria hecho a ellos y en la cual sugeria cambiar al vocalista Pablo Lebrón por gente del perfil de Hector Lavoe o Ruben Blades, segun el poderoso ejecutivo, por el hecho de la orquesta necesitar al frente de ella un vocalista de piel blanca, y con buena apariencia física.

Segun Angel, las actitudes racistas de Masucci, iban mas allá del color de la piel y también afectaban la formación sócio-cultural de los componentes de la banda. Masucci seria contra también de la aproximación de los Lebrón con la comunidad afro-americana, mas apesar de esto la orquesta no fue perjudicada en las rádios precisamente por su legión de admiradores que los mantuvo en la mídia y que provenian de esa comunidad.
Jerry Masucci y Johnny Pacheco, la cúpula de la FaniaJerry Masucci y Johnny Pacheco, la cúpula de la Fania

La convivencia con los demas miembros de la Fania parecia no ser de las mejores, toda vez que se encontraban en el estúdio para grabar, segun palabras del líder de la agrupación, les era ofrecido drogas en una tentativa de atraerlos para el circulo mas los Lebrón nunca entraron en esa onda.

En el império Fania, los Lebrón grabarian mas 11 discos (ver discografia anexa) siendo el primero “Picadillo A La Criolla” (1971-Cotique-1055) y el ultimo “Criollo” (1982-Cotique-1106), de eses 11 dos son recopilaciones de sucesos (“The Best Of Lebrón Brothers” 1975-Cotique-1080 y “10Th Anniversary” 1977-Cotique-1093).

En 1984, año en que acabó el contrato con la Fania, los Lebrón vivian una angustiante fase de paralización de sus actividades en función de la retirada forzada de uno de sus lideres y principal vocalista Pablo Lebrón.

POR CADA RISA VIENEN DIEZ LAGRIMAS

En enero de 1981, los Lebrón vivirian momentos de dramaticidad cuando su vocalista y líder Pablo Lebrón sufrió un ataque cardíaco cuya secuela fue la de dejarlo postrado a una silla de ruedas.

Pablo tardaria cuatro años para volver a presentarse con la agrupación y asimismo no se recuperó por completo, hasta el cierre de este escrito aún se mantiene vivo para felicidad de sus fans y de su familia.

Con la finalidad de atender a los pedidos de sus seguidores, Pablo interpretaba dos temas de su repertorio que era lo que sus fuerzas conseguian hacer e cada show en que le era posible actuar.

Los Lebrón se quedaron también cuatro años sin entrar en los estúdios de grabación, ya liberados del yugo fanistico firmaron con la Caiman Records y en 1985 grabaron “Salsa Lebrón” que incluía al nuevo, y en ese entonces joven, vocalista Frankie Morales como voz principal.

La orquesta también adoptaria nuevos miembros de la dinastia Lebrón, los hermanos Nadine (en los teclados) y Angel Junior (en la percusión) los dos, hijos del nuevo líder Angel Lebrón y mas Adrian (en el trombón) hijo de Jose Lebrón participarian de este disco. En 1995 seria la vez de Corrine (otra de las hijas de Angel) participar de las grabaciones de “Ahora Te Toca A Ti” (Boso-0100)
Corrine Lebrón y Frankie Morales, sangre nuevo en los 80’s y 90’sCorrine Lebrón y Frankie Morales, sangre nuevo en los 80’s y 90’s

En 1988 ocurre la ultima grabación de Pablo Lebrón con sus hermanos, se trata del disco “El Boso” (EAR-100) para el sello El Abuelo Records, aqui Pablo interpreta “Tu Perteneces A Mi”, los demas temas se quedan a cargo de Angel.

Informaciones recientes afirmam sobre la posibilidad de Pablo participar de las grabaciones del CD del 40Th Aniversario de la banda.

Otros vocalistas participaron del conjunto, el que mas se destacó fue Luisito Ayala el mismo que colaboró con Roberto Roena, Bobby Valentin y El Gran Combo entre otros grupos.
Luisito Ayala dejó  su marca em Los Lebrón BrothersLuisito Ayala dejó su marca em Los Lebrón Brothers

Luisito dejó su marca especialmente en las grabaciones del CD “35Th Anniversary” (2002-Exclusivo-0602) en donde aparece bien sintonizado con el grupo. Otro hit de destaque es “Olvidarla” (“Lo Místico” 1998-Cotique-1109) inspirado en una versión original oriunda del hip hop americano.

Luisito Ayala fue substituído por el colombiano Kike Harvey y este grabó el CD “Made In Colombia” (2004-Exclusivo-0204) donde comparte los vocales con Carlos Lebrón y Corrine.

Recientemente los Lebrón incluyeron en sus filas al extraordinário vocalista Frankie Vasquez (el mismo de Los Soneros Del Barrio) quien inclusive ya habia participado, en los coros, en la mencionada grabación del CD “Lo Místico”.
Kike Harvey a sinistra Frankie Vasquez l'attuale vocalistaKike Harvey a la izquierda Frankie Vasquez el actual vocalista

El cantante caleño Enrique Estupiñan tuvo una participación en el CD “Loco Por Ti” (1988-Exclusivo-0302) como convidado especial.

En 1989 los Lebrón Brothers consiguieron un hecho inédito, el de colocar mas de 60 mil personas en la Plaza de Toros de Cali, esto jamas se repitió en ninguna actividad de ese recinto, era la consagración definitiva de su popularidad en terras colombianas pais que los adoptó de vez.

Apesar del racismo y de las listas negras tan famosas en la New York de los 70’s, los Lebrón consiguieron mantenerse gracias única y exclusivamente a su talento, sobre todo dentro del ambiente salsoso, ese sonido característico del toque de su campana jamas saldrá de los oidos de los salseros de la mata mas aún cuando sabemos que: …sin negro no hay guaguancó…”.

Busca Salsa : articulo original Gary Dominguez
Mambo Inn : entrevista por Enrique Vigil Taboada
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Congahead.com: imagen Luisito Ayala
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Recensione del concerto dei Lebron Brothers (Hermanos Lebron) Milano Festival LatinoAmericando 30 Giugno 2007

Le recensioni de LaSalsaVive

Recensione del concerto dei Lebron Brothers (Hermanos Lebron) Milano Festival LatinoAmericando 30 Giugno 2007

a cura di Tommy Salsero foto di Daikil

La paura di trovarsi in pochi, visto il poco tempo per la pubblicità, è stato scongiurato grazie al passaparola tra il pubblico colombiano che è accorso in massa, armati di bandiere e campane messe in bella mostra durante tutto il concerto, creando così il giusto interplay con i musicisti.
Circa 3-400 persone, in stragrande maggioranza appunto,colombiani, ha fatto da cornice a questo splendido ed inatteso concerto di un dei più storici ed importanti gruppi della storia della Salsa e del Latin soul: The Lebron Brothers!

Conosciuti anche come “Hermanos Lebron” questo gruppo si è presentato in questa unica data italiana, in sostituzione del compianto Tito Gomez, recentemente scomparso per un attacco di cuore. Avevo chiesto a Angel Lebron se era la prima volta che venivano in Italia e quando mi ha risposto che era la seconda e che la prima fu a Venezia nel 2006 (unico concerto italiano di quel tour) sono rimasto malissimo: ma come è possibile con i mezzi di comunicazione di oggi, non far sapere nulla di un concerto simile????
E poi dicono che si va poco ai concerti…..

In giro per l’Europa per il loro tour del 40° anniversario, si sono presentati in una formazione a nove!
Sezione fiati formata da due tromboni e 2 trombe, piano elettrico e sezione ritmica formata dai tre Leader:

Angel Lebron: Baby Bass, cori e voce solista.
Carlos Lebron: bongo, campana, cori e voce solista.
Frankie Lebron: congas

Mancava il leader più anziano del gruppo il pianista, compositore e arrangiatore Josè Lebron, ma il giovane pianista Nelson, si è assunto bene le sue responsabilità, suonando in modo molto melodico e mai sopra le righe, cosa che spesso si nota ahimè nei giovani pianisti ansiosi dal mettersi in mostra.

Il cantante che rappresentava con la propria voce queste leggende viventi è il grande sonero portoricano Efrain ‘Frankie’ Vasquez, ovvero uno dei migliori soneros della scena salsera odierna di New York, già cantante di un’innumerevole serie di gruppi come New Swing Sextet, Libre, Jimmy Bosch, Wayne Gorbea, Grupo Caribe, Spanish Harlem Orquesta, Soneros del Barrio, ecc.
La collaborazione con i Lebron non è nuova…. Frankie incise infatti il disco “Lo Mistico” del 1998 e seguì il gruppo per ben tre anni.

Una delle caratteristiche dei Lebron, oltre al fatto di essere autori dei loro brani, è sempre stato l’arrangiamento vocale, sopratutto i cori, ampiamente derivati dal doo-wop degli anni 50.

Queste armonizzazioni si sono fatte sentire durante il concerto anche se meno rispetto agli anni del Boogaloo.
Le voci inconfondibili dei due fratelli hanno caratterizzato tutti i brani proposti come un marchio indelebile.
Indimenticabili saranno i piccoli intermezzi tra un brano e l’altro eseguiti a cappella dai fratelli Lebron, aggiungendo così accenni di brani al già grandissimo repertorio proposto in questo bellissimo concerto.

Già, che repertorio!

Sono stati eseguiti quasi tutti i classici del gruppo del periodo “salsa”, tralasciando completamente il repertorio degli anni 60 del Latin Soul.
Del resto non sarebbe stato possibile proporre tutto, anche se un medley dei boogaloo storici non sarebbe stato male… anzi!
Il concerto si apre subito con un impatto notevole (a parte qualche problema poi risolto con l’amplificazione dei cori), che pochi si aspettavano visto che di solito il primo brano è quello con cui ci si affiata… ed invece si parte subito in quinta marcia, a partire dal grande sonero Frankie Vasquez in splendida forma per tutta la sera!
Si inizia con “Dulzura”, un brano che mette in evidenza subito lo stile di arrangiamento dei Lebron, non appena entrano i fiati in tonalità maggiore, dopo il tema cantato in tonalità minore!
Questo bellissimo cambio di tonalità è rafforzato dalla splendida sezione fiati con due tromboni vigorosi dove spicca per potenza e fantasia quello del grande solista Charlie Garcia, che dimostra il proprio valore proprio in questo brano con il primo assolo del concerto.

Il secondo brano “Mi Morena” vede invece due momenti solisti, prima quello del trombettista Roberto Rodriguez e successivamente quello di Charlie Garcia, che in questo suo secondo solo riporta chiaramente le influenze del gigante del trombone, Barry Rogers!

Notevole lo swing che imprime il giovane pianista Nelson in questo pezzo, come impeccabile nel suo incedere ritmico tra mano destra e sinistra che mi ha ricordato il miglior Sergio George, il genio della “RMM” e grande innovatore nei “Guajeos” o tumbao di piano.

Seguono due classici come la splendida “Temperatura”, dove assistiamo ad un bel assolo di tromba di R.Rodriguez, e “Falta”, ritmicamente due “Son Montuno”, pezzi che hanno fatto la storia di questo gruppo.

Con i due brani successivi assistiamo ad un sistema molto raffinato per passare da un brano all’altro senza stacchi, cosa di solito rischiosa. L’ultimo “coro” viene già alterato nella tonalità del brano successivo, cosìcchè quando si passa a quello dopo non ci si accorge di nulla….
Questo accorgimento, vera e propria tecnica di arrangiamento, viene utilizzato nel mix tra “Disco Bailable” e la storica “Salsa y Control”!

“Disco Bailable” vede grandi citazioni da “Periodico de Ayer” a “Asi se Compone un Son” del grande Ismael Miranda, il tutto rivisto in chiave personale.

In questo pezzo troviamo uno spettacolare assolo di trombone (C.Garcia) che oltre alla citazione di “Periodico de Ayer” (grande!), improvvisa stacchi in controtempo all’unisono con piano e basso: un vero e proprio interplay tra musicisti lanciato durante il solo da Garcia.

Come nel migliore Jazz!
Utilizzando la tecnica sopracitata si passa al classico dei classici “Salsa y Control”, tripudio tra il pubblico, grande prestazione di Vasquez e del pianista che riarmonizza la parte del montuno sostituendo spesso i 5 gradi, dando un’ armonizzazione moderna a questo classico immortale!
I cori dei fretelli fanno il resto… salsa y control … el Son Montuno lo traigo Yo!

Quello che lascia sbalorditi è che il gruppo suona SENZA timbales!
E non ci si fa caso….. le figure ritmiche della campana sono completamente affidate a Carlos Lebron, che alterna continuamente la voce nei cori con suo fratello Angel, che si dimostra una macchina da ritmo suonando incessantemente il Baby Bass in modo impeccabile mentre canta e comanda i cambi del gruppo!!!

Nella successiva “Diez Lagrimas” si invertono i ruoli: Angel canta e suona il basso durante tutto il pezzo mentre Vasquez suona le Maracas e passa ai cori!

E pure nella successiva “Que Pena” vediamo questo cambio di ruolo, Vasquez ai cori e alla campana mentre l’altro fratello Carlos Lebron, il bongocero, interpreta questa splendida composizione.

Introduzione splendida per solo voce e congas su “Sin Negro no Hay Guaguancó”, brano rapido e incalzante splendidamente supportato dalla sezione fiati e dal pianista e che si pregia di un assolo di ottima fattura del trombettista Roberto Rodriguez.

Arriva anche il momento dell’ assolo di Frankie Lebron alle congas; a metà di questo riparte Frankie Vasquez con solo l’apporto delle congas e della clave che mette in mostra le sue qualità improvvisative.

Per finire con un bel richiamo all’isola di Puerto Rico con una trascinante salsa infarcita di plena… spettacolare… entra il coro che dice “llegaron los negros…llegaron los Lebron…” mentre la sezione fiati richiama una frase strumentale di un brano di Hector Lavoe…. da antologia!

Siamo quasi alla fine quando arriva “Saborea” che vede finalmente un bellissimo assolo del pianista Nelson, con forti richiami nella prima parte a Papo Lucca (con timbro di Fender Rhodes alla “Juan Pachanga”), mentre la seconda parte dell’ assolo viene eseguito con un timbro di pianoforte che ricorda Palmieri, terza parte nuovamente con il Fender Rhodes e quarte parte finale con il piano che richiama la melodia principale… splendido!

Siamo al bis finale con “Pena y Dolor” con un nuovo arrangiamento che richiama sopratutto per il piano e l’armonia lo stile “RMM” di Sergio George.
Come bis avrei preferito qualcosa di più “forte”, questo brano infatti pur nella sua bellezza lo trovo un pò troppo tranquillo per un finale di concerto, anche se arricchito nel finale dagli assoli a turno dei fiati!

Finisce così uno dei concerti più entusiasmanti degli ultimi anni… una leggenda che lascia senza fiato per la sua capacità, dopo 40 anni di onorata carriera, di far impallidire a tante orchestre di oggi.

Sperando di rivederli presto concludo dicendo: “Que viva Los Dinosaurios!”

Clicca qui per leggere l’intervista

Clicca qui per vedere le foto

Un’altro video tratto dal concerto dei Lebron Brothers (cortesia del Festival Latino Americando)

DISCOGRAFIA DEI LEBRON BROTHERS:

-Psychodelic Goes Latin. 1967. Cotique 1008
-The Brooklyn Bums . 1968. Cotique 1015
-I Believe. 1969. Cotique 1022
-Brother. 1970. Cotique 1039
-Llegamos. 1970. Cotique 1042
-Salsa y control . 1970. Cotique 1049
-Pablo. 1971. Cotique 1054
-Picadillo A La Criolla. 1971. Cotique 1055
-En La Union Esta La Fuerza. 1972. Cotique 1068
-Asunto De Familia. 1973. Cotique 1074
-4+1 = Lebron Brothers. 1975. Cotique 1078
-Distinto Y Diferente. 1975. Cotique 1088
-10 th Anniversary. 1977. Cotique 1093
-The New Horizon. 1978. Cotique 1098
-La Ley. 1980. Cotique 1103
-Hot Stuff. 1981. Cotique 1105
-Criollo. 1981. Cotique 1106
-Salsa Lebron. 1986. Caimán
-El Boso. 1988. Abuelo 100
-Loco Por Ti. 1988. Exclusivo 0302
-Cuídala. 1989
-Paraíso Con Los Lebron. 1990. Astro Son
-Ahora Te Toca A Ti. 1995. Boso B-0100
-Lo Mistico. 1996. Cotique 1109
-Blackmen for Brooklyn
-35 th Annversary. 2002. Exclusivo 0602
-Made In Colombia. 2004. Exclusivo 0204

Si ringrazia l’organizzazione del Festival Latino Americando

LaSalsaVive e la Charanga Moderna ringraziano gli amici di Roma!

di Tommy Salsero

La Charanga Moderna al Palacavicchi di Roma

Finalmente riesco a scrivere del grande evento romano, la gioia di rivedere tanti amici e amiche è stata grandissima.
Ringrazio Marcello Pedone di Salsa Jazz per aver ideato questo felice incontro tra Lasalsavive e Salsa jazz, all’interno della splendida serata del Palacavicchi.
Un grazie anche a Francesco dell’organizzazione del Pala che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente dopo tante chiacchiere al telefono.
Grazie anche a Max e Emma che purtroppo non sono riusciti a venire ma che hanno fatto il sito e lavorato dietro le quinte!
Grazie all’amico Pio per l’ottima selezione musicale e i preziosi video!!
Un grazie anche agli ottimi fonici che hanno reso un ottima acustica in un posto tanto grande.

Poi tutta l’orchestra di 11 elementi:

Don Tulio ai timbales
Ray alla voce
Carlotta ai cori
Alessandro ai bongò
Giulio alle tumbadoras
Lele al basso
Marcello al flauto
Gennaro al trombone
Alessio alla tromba
Paolo al secondo trombone
Luca al mixer

Ovviamente il grazie più grande a tutti i partecipanti, alle scuole che hanno aderito all’invito e a tutti gli amici e le amiche che sono venuti da fuori regione!


Lo scherzo di Marcello a Tommy

Rio Manzanares

Maina

LaSalsaVive en Vivo: una splendida giornata…

di Max Chevere

Un successo strepitoso la prima edizione di “LaSalsaVive en Vivo” con l’orchestra Charanga Moderna e la musica di Dj Claude.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE tanto per iniziare a Samuele Melloni (ieri molto triste per esiti calcistici) e Andrea Melloni (ieri molto felice per lo stesso motivo) perchè sono due AMICI che continuano a sostenere con i fatti questa musica.
Poi devo ringraziare TUTTI VOI, amici appassionati di musica e ballo, i veri protagonisti che animano i nostri eventi, perchè senza di voi che venite da ogni angolo d’Italia tutto questo sarebbe vano.
Grazie alla splendida CHARANGA MODERNA che ha suonato con tanto cuore e con un’energia pazzesca e al buon Claude dj che ieri sera ha dimostrato che è possibile fare una serata da PAURA con sooooooooli cd!!!
Grazie a tutte le scuole che continuano a sostenerci con tanta passione e che dimostrano materialmente che esistono MAESTRI che amano veramente la SALSA.
E grazie alla mia dolce metà Emanuela Tavano e al fratellone Tommy Salsero perchè LaSalsaVive è anche una MERAVIGLIOSA FAMIGLIA.

Per vedere le foto clicca qui.

Ed ecco il primo video!

E adesso appuntamento al 26 Novembre al Don Chisciotte per il prossimo evento!

New York by Claude parte 5

Le recensioni de LaSalsaVive

New York by Claude – quinto e ultimo giorno –

Finalmente al Grocery ritrovo il mio amicone del primo giorno che mi riconosce; si mostra contentissimo della mia fidelizzazione ed è subito Orso: solo 2,50 $, crepi l’avarizia!

Il tempo stringe, alle 2 PM devo lasciare casa e c’ho piu di 55 CD da cui togliere la plastica per infilarli nel book; temo troppo per lo zaino, con quel fagotto non ne vuol sapere di chiudersi!

Per non affaticare il mio POSTAMAT 😀 con un quarto prelievo da 240 $, ricordando di avere degli euro in tasca, mi reco sulla West 125th Street a cambiare.

“Please, can you show me one ID (=document) and one credit card?”

Rispondo: “Hai sbagliato a capire, non cambio con la carta, io ti do il CASH, e tu mi dai i Dàlars”

E lei: “La carta di credito funge da Second ID…”

“Ma che sono io, Uno e Bino? E poi, col cavolo che ti faccio strisciare una carta di credito per fare un lavoro per cui la carta di credito NON è nata, eccoti – oltre al passaporto – la mia patente e fattela bastare!”

Lei si alza e prende dallo scaffale dietro un libro denominato “Worlwide Driving Licenses”, lo apre alla pagina Italy e tiro un sospiro di sollievo al vedere che è fotografata la nuova, quella di plastica, quella che ho io.

Dopo 10 minuti riesco a cambiare 100 maledetti euro…
I NEGOZI DI DISCHI DEL BRONX

Un forumello americano mi aveva consigliato il Record Shop di Cholo, nel Bronx Latino, definendolo “Mambo Heaven Come True”; cosa volete che faccia, con la mia supercomoda metro rossa (ma solo la 2) faccio 4 fermate north e sono in 3rd Avenue con la 149th Street: faccio 5 minuti a piedi east, e a Brook Avenue giro a south e trovo sto negozietto a una luce tutto tappezzato di CD.

La merce va dagli anni 40 al … Reggaeton, e ci trovo cose che sono impazzito a cercare, come il primo di Tommy Olivencia che già mi ero rassegnato a dover cercare a Puerto Rico,

disco di cui bramavo la durezza di un brano, Casabe Con Longaniza, non disponibile su alcun altro CD; trovo anche, impolverato pure quello, un rarissimo Joe Bataan (per Dj Tambor) oltre ad un altro raro CD de La Terrifica (tra l’altro consigliatomi dallo stesso forumello americano): insomma, già ero contento così, anche se non riuscivo a trovare un altro maledetto album di Louie Ramirez sentito a Cali da una bancarella di orologi 😯

Niente foto di Cholo, c’era un camion davanti!

Sempre davanti al negozio, un po’ piu in giu sulla Brook Avenue, dall’altro marciapiede, vedo un casermone popolare con le finestre tappezzate di bandiere portoricane (tranne una che è messicana: di dominicane, stranamente neanche mezza), in gran fasto nell’attesa della festa boricua che si sarebbe svolta nel Barrio i due giorni seguenti.

Lì sotto, su 4 sedie in marciapiede stile “Fa’ la cosa giusta” di Spike Lee (ma in fondo, anche stile sora Lella de Roma, tutto il mondo è paese), altrettanti signori sulla sessantina sparano a medio volume salsa classica da una “cocolera” (il radione); mi piacerebbe fermarmi a parlare ma devo correre.

Piu avanti, la stessa scena da dei giovani; ad altissimo volume la musica esce da una macchina a porte spalancate (la nueva cocolera!), epperò è reggaeton.

Torno al metro 2 e dopo due fermate north (Prospect Av.) arrivo davanti a quest’altro storico negozio di cui non avrei saputo nulla senza l’ausilio di Sergio della GB Records

CASA AMADEO, DEL COMPOSITORE MIKE AMADEO

Mike è un brillantissimo 72enne specializzato in musica del passato (no Reggaeton here!), pensate che tra le sue ordinate vetrine espone anche le audiocassette!!!

Proprio come all’inizio del mio book io metto la salsa dura, lui negli scaffali subito dietro al bancone mette il suo genere preferito!

I CD sono impilati ordinatamente e segnalati per ordine alfabetico; quando gli chiedo un autore lui mi tira fuori tutta la pila e – per la prima volta a New York – me li fa toccare con mano invece di prenderli con la pinzetta dall’alto della parete (cosa che ho sofferto molto in questi giorni).

Tra le altre cose, qui riesco a trovare questo importante CD di Eddie Palmieri consigliatomi dal Tommy 😀 :

cosi come trovo finalmente il primo disco solista di Graciela con l’orchestra di Machito:

anche se, mannaggiarola, non trovo la versione di Donde Estabas Tu, fantastica, che si può sentire (oltre a tante altre belle canzoni) nel sito della maestra Anita Lombardi.

Mike mi mostra la lista delle cose che sta ordinando a Fania (ebbene sì, i magazzini Vecchia Fania esistono, non sono stati rilevati) e mi mostra sconsolato le richieste che ha fatto confontate con ciò che gli è arrivato (molto poco); lui i nuovi Fania non li tiene proprio, al momento…

Dopodiché passa a mostrarmi orgoglioso le sue opere compositive, guardate in questo disco di Joe Cuba (Estamos Haciendo Algo Bien) la 10 chi l’ha composta…

Tra le 1000 canzoni che lui ha firmato per vari artisti, ce n’è un’altra molto nota a tutti noi frequentatori delle sale da ballo di salsa contemporanea:

Que Me Lo Den En Vida! E questa è tutta sua…

Poi mette su delle canzoni che ha scritto ma che ahimé non sono in vendita!!! Se andate a trovarlo, convincetelo a metterle in vendita!

E infine mi fa sentire un brano bello carico di salsa contemporanea che ha scritto lui per il suo amico… sapete chi… il logorroico Johnny Ray!!!

Mamma mia, alla Fiera di San Marino non finiva piu di parlare, ma simpatico eh?

Nonostante il CD sia per metà Salsaton e per metà Salsa, mi convince a comprarlo perché il brano firmato da lui è troppo bello e ballabile; lui peraltro mi specifica che i ringraziamenti i copertina li ha pretesi solo per la parte Salsa, dell’altro genere non ne vuole sapere niente, e alza la mano come per scacciare le mosche, stizzito!

Durante tutto il tempo, un altro addetto stava in un’altra parte del negozio ad ordinare gli arrivi e a sistemarli negli scaffali; si tratta di Charlie, il Gerente, che lavora con Mike, il Proprietario.

Infine, Mike mi mostra dei giornali con sue interviste, foto sue con artisti e una di una coppia di degustatori inglesi che vengono ogni volta a cercar roba vecchia da lui, per cui mi chiede di fare una foto anche con me!

Ma vogliate notare il colore delle nostre pelli: non potrei essere anch’io un Boricua?

Magari, DE PONCE!!!!!

(e dire che son stato al mare sono una volta, piu di un mese fa!)

Debbo correre a Port Authority, lo shuttle bus per Newark mi aspetta.

Lascio la città orgoglioso di aver comprato SETTANTASETTE CD, di cui solo due per Dj Tambor e tutti gli altri per me; di questi, quelli contemporanei non saranno piu di 7, gli altri 68 tutti di Salsa Classica.

In aeroporto mi accingo ad affrontare 19 ore di Newark-Dublin-Fiumicino-Linate e per farmi forza faccio uno strappo alla regola e compro un burrito; che schifo! Come li fanno a Santa Monica Beach, non li fa nessuno!!!

In aereo mi sfoglio il book e mi ascolto qualcosa, chissà quanto tempo passerà prima che assimili tutta sta musica, mi sa che il prossimo CD in Italia lo comprerò a Ottobre, alla riapertura della mia serata.

E penso anche alle 50.000 miglia Alitalia che mi son rimaste per un altro viaggio gratis nelle Americhe, dove andrò?

A Miami, dove Dj Tambor mi ha raccontato che il Museo Del Disco è grande come una Esselunga?

A Puerto Rico a Natale, per godermi la Parranda e comprare da Viera Discos (e visitare la mia città natale, PONCE Smile )?

Tornare a Cali, da quel negozietto a una luce sboronamente chiamato “Epicentro de la Música Mundial”, grondante vinili da tutte le pareti?

O andare in Messico, paese dove la Salsa si è fermata al 1979?

Mah, mi sa proprio che me ne tornerò a Nueva Yoll!!!

Ci si legge al prossimo viaggio…
By Claude

We Like It Like That – La storia del Latin Boogaloo!

di Tommy Salsero

Alle ore 19 di Venerdì 10 Agosto 2011 nel celebre Central Park di New York si è tenuto uno storico incontro tra tutti gli appassionati del latin Boogaloo dal titolo We Like It Like That – The Story of Latin Boogaloo!.

Jhonny Colon

L’evento si è svolto con un doppio concerto di due star incontrastate che hanno fatto la storia del genere: Johnny Colon e Joe Bataan, accompagnati dalla partecipazione del Dj Turmix.

Di seguito tutti i link ai video con i due concerti e la presentazione dell’evento.

Boogaloo Rules!

Presentazione in tv di Jhonny Colon e Joe Bataan

Dal concerto di Jhonny Colon

BOOGALOO BLUES

LOS POLITIQUEROS

RETORNO AL MAMBO

Dal concerto di Joe Bataan

GIPSY WOMAN

THE PRAYER

ORDINARY GUY

THE GOOD OLD DAYS

SAD GIRL

I WISH YOU LOVE